Le best practice della Regione Lombardia nella lotta contro le infezioni virali, tra cui HCV, HDV e HIV, sono al centro dell’attenzione nella seconda giornata della terza edizione della MidSummer School di Motore Sanità, con il patrocinio di Regione Lombardia e promossa in media partnership con Eurocomunicazione, AskaNews e Mondosanità, in corso a Milano.
Il trattamento dell’HCV con i moderni trattamenti ha provato a essere estremamente efficace con tassi di efficacia superiori al 95% e riducendo le possibili conseguenze della cirrosi, epatocarcinomi e trapianti di fegato. “È oramai tempo di considerare lo screening come un investimento e non come un costo sanitario, dal momento che la sua attuazione comporterebbe una sensibile riduzione dei costi sanitari legati alle conseguenze di malattie HCV correlate non trattate”, spiega Stefano Fagiuoli, Direttore Gastroenterologia 1 e Dipartimento di Medicina, ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo.
Gli obiettivi di eliminazione dell’HCV
In linea con l’obiettivo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) di eliminazione dell’HCV entro il 2030, a livello nazionale sono stati stanziati oltre 70 milioni di euro per effettuare gli screening HCV dedicati a 3 specifiche popolazioni (SERD, carcerati e persone nate tra il 1969 e il 1989). Le regioni italiane hanno adottato programmi e campagne differenti con vari livelli di efficacia. “In effetti, la situazione è variegata – continua Fagiuoli, con regioni che non solo hanno recepito il decreto, ma hanno anche programmato e attuato sul campo l’attività di screening (ad esempio, Lombardia ed Emilia Romagna, Veneto e altre). Altre regioni hanno recepito il decreto e disegnato un modello di attuazione che, tuttavia, non è ancora pienamente operativo, e infine ci sono regioni che non hanno neppure abbozzato un programma”.
L’iniziativa della Lombardia per HCV
Ancora Fagiuoli: “La Lombardia ha attivato un programma di screening nelle strutture ospedaliere per pazienti degenti e per coloro che afferiscono ai laboratori prelievo, rientranti nelle classi di età definite dal decreto sullo screening HCV. Oltre all’offerta di screening all’atto dell’accesso presso le strutture sanitarie, è partito l’invio di SMS/email ai pazienti rientranti nelle classi di età per incentivare il processo”.
Esiti degli screening e nuove proposte
Da alcune ricerche è emerso che la probabilità di trovare soggetti con infezione HCV nella popolazione generale è più alta nelle fasce di età più avanzate, rispetto a quelle attualmente sottoposte a screening. “I risultati dei primi 400.000 pazienti screenati – prosegue Fagiuoli, confermano una bassa prevalenza di HCV nella popolazione generale sottoposta allo screening. Altri studi spontanei confermano la maggiore prevalenza di HCV nella popolazione generale tra le fasce di età più avanzate (dal 1949 al 1968). Regione Lombardia ha avanzato una richiesta formale al Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) e al Ministero della Salute per allargare le classi di età per lo screening HCV. Inoltre, ha in programma il progressivo coinvolgimento nell’attività di screening del territorio (ospedali e case di comunità, medici di assistenza primaria) e delle farmacie. Questa decisione spetta al MEF e Ministero della Salute”.
La sfida dell’HIV
“Sono passati 40 anni dalla scoperta dell’HIV, un virus che ha segnato profondamente la storia della medicina e della salute pubblica – ricorda Andrea Gori, Direttore Unità Operativa Malattie Infettive, Seconda Divisione, Azienda Socio Sanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli-Sacco, Milano. Oggi, grazie alla disponibilità di diverse classi di farmaci altamente efficaci, l’infezione da HIV è stata trasformata in una condizione cronica, consentendo alle persone che vivono con HIV di avere un’aspettativa di vita comparabile a quella della popolazione generale. Tuttavia, il recente rapporto dell’Istituto Superiore di Sanità (volume 36, numero 11, novembre 2023) solleva importanti riflessioni sui dati epidemiologici. Attualmente, in Italia, 140.000 persone vivono con l’HIV. Un dato preoccupante è che oltre il 58% delle diagnosi viene effettuato in fase avanzata di infezione, un fenomeno noto come “late presenters”. In Lombardia, questo dato sale al 62%. Inoltre, il 40% della popolazione HIV+ ha più di 50 anni e presenta un’alta percentuale di comorbidità in trattamento. Il profilo delle persone che vivono con HIV sta quindi rapidamente cambiando, diventando sempre più complesso e richiedendo un approccio terapeutico altamente specializzato e multidisciplinare. Recentemente, in alcune regioni italiane sono emerse raccomandazioni che banalizzano la gestione terapeutica delle persone che vivono con l’HIV, basandosi su raggruppamenti non scientifici o clinici delle terapie per fasce di prezzo piuttosto che su caratteristiche farmacologiche e cliniche. Questo approccio rischia di banalizzare la gestione dell’infezione e solleva interrogativi sulla corretta gestione clinica. La gestione dell’HIV è complessa, specialistica e deve avere accesso a tutte le classi di farmaci per prevenire e affrontare efficacemente fallimenti terapeutici, resistenze e comorbidità emergenti. Serve una dedizione costante nella lotta contro le infezioni virali, adottando un approccio scientifico e umano che pone il paziente al centro. Continuando a investire in ricerca e innovazione, ci poniamo l’obiettivo di migliorare la qualità della vita delle persone affette da HIV, HCV e HDV, garantendo cure efficaci e sostenibili”.
Prevenzione delle infezioni sessualmente trasmesse
“Regione Lombardia ha avviato diversi percorsi di prevenzione per le infezioni sessualmente trasmesse, in accordo con l’intento più ampio di mantenere alta l’attenzione sui temi della prevenzione – afferma Danilo Cereda, Unità Organizzativa Prevenzione Direzione Generale Welfare Regione Lombardia. È importante ricordare che nei centri MTS/IST è possibile testarsi per HIV e altre malattie sessualmente trasmesse (come gonorrea, sifilide e altre) con accesso diretto e che, per tutti i nati tra 1969 e il 1989, è attivo lo screening per HCV (finora sono state testate oltre 400.000 persone). Regione Lombardia inoltre, tramite le ASST, fornisce i test per le malattie sessualmente trasmesse agli enti del terzo settore con cui ha stretto intese di collaborazione di modo che le associazioni possano testare i pazienti e, se reattivi, orientarli in ospedale per la diagnosi e presa in carico. Regione Lombardia auspica la possibilità di utilizzare i fondi nazionali per lo screening HCV, per ampliare la fascia di età di popolazione a cui offrire gratuitamente il test per l’infezione da HCV”.
Si ringrazia Gilead per il contributo incondizionato.