di Federica Di Leva
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha definito il fenomeno dell’antibiotico-resistenza come una delle maggiori minacce per la salute pubblica che, senza azioni efficaci di contrasto, potrebbe provocare fino a 10 milioni di morti nel mondo entro il 2050. Nel caso dell’Italia la situazione risulta preoccupante; infatti, secondo i dati raccolti tra il 2016 e il 2020 dal Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ogni anno in Europa si registrano 35 mila decessi a causa dell’antibiotico-resistenza di cui 11 mila solo nel nostro Paese. Pertanto, sebbene non ne siamo ancora consapevoli, ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia dalla quale bisogna correre immediatamente ai ripari.
Che cosa sappiamo sull’antibiotico-resistenza
Il Ministero della Salute definisce l’antibiotico-resistenza come un “fenomeno naturale biologico di adattamento di alcuni microrganismi, che acquisiscono la capacità di sopravvivere o di crescere in presenza di una concentrazione di un agente antibatterico, che è generalmente sufficiente ad inibire o uccidere microrganismi della stessa specie”. Non parliamo di un problema recente, ma già dai tempi della penicillina, il suo scopritore Alexander Fleming accennò a tale fenomeno. È possibile distinguere una resistenza naturale, che dipende dal fatto che alcuni batteri non sono sensibili a determinati antibiotici poiché, ad esempio, non possiedono il bersaglio molecolare farmacologico, e una resistenza acquisita, per cui a un certo punto alcuni ceppi batterici diventano insensibili a dosi terapeutiche di un determinato antibiotico. A tal proposito, l’abuso e l’uso inadeguato di tali farmaci hanno contribuito ampiamente all’aggravarsi del fenomeno. Ad esempio, l’interruzione precoce della terapia farmacologica o l’impiego di un antibiotico per il trattamento di un’infezione virale, rappresentano solo alcuni degli errori più comuni; per tale motivo, è di fondamentale importanza affidarsi a un consulto medico prima di assumere questi farmaci. Anche lo smaltimento inadeguato contribuisce ampiamente al progredire del fenomeno, poiché la contaminazione dell’ambiente con residui di antibiotici favorisce lo sviluppo di batteri resistenti.
Il problema dell’antibiotico-resistenza per il Servizio Sanitario Nazionale
La resistenza agli antibiotici rappresenta una vera e propria rogna per gli ospedali sia dal punto di vista clinico che economico, poiché non solo aumenta il rischio di mortalità e di trasmissione dell’infezione tra pazienti che può culminare in un’epidemia, ma provoca anche un incremento dei costi di assistenza sanitaria per un prolungamento dei ricoveri in ospedale. Inoltre, lo sviluppo di batteri multi-resistenti, ossia resistenti a più antibiotici, limita sempre più le opzioni di trattamento di pazienti infetti. Invece, nel settore veterinario, la mancata efficacia di un antibiotico rappresenta un problema per la salute dell’animale che si ritorce sulla salute dell’uomo che assumerà alimenti derivati come carne e latte.
Le azioni di contrasto del Governo Italiano
Il Governo Italiano ha elaborato il Piano Nazionale di contrasto all’antimicrobico-resistenza (PNCAR) 2022-2025, approvato in Conferenza Stato-Regioni il 30 novembre 2022, con l’obiettivo di fornire al Paese le linee strategiche e le indicazioni operative per affrontare l’emergenza dell’antibiotico-resistenza nei prossimi anni. Inoltre, lo scorso 5 aprile si è tenuto a Roma il V Forum Antimicrobico Resistenza (AMR) organizzato da Farmindustria, al quale ha partecipato anche il Ministro della Salute Orazio Schillaci e, in tale occasione, una task force multidisciplinare, composta da esponenti della comunità medica e di società scientifiche, associazioni civiche e di pazienti, dei farmacisti e dell’industria farmaceutica, ha stilato un documento strutturato in 3 capitoli (il ruolo della prevenzione vaccinale come strumento di contrasto alla resistenza antimicrobica; il valore, l’accesso e l’innovazione dei nuovi antibiotici contro le resistenze batteriche; l’appropriatezza d’uso degli antibiotici), ciascuno dei quali tocca un aspetto importante da considerare per poterci salvare da questa grande pandemia.
Federica Di Leva, laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche