di Federica Di Leva, dottoressa in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche
Il diabete, peggior nemico della tavola, è una malattia cronica caratterizzata da alti livelli di glucosio nel sangue a seguito di un’alterata quantità o funzione dell’insulina. L’accumulo di questo zucchero nell’organismo provoca una serie di effetti per nulla da sottovalutare; infatti, se per la maggior parte delle persone il principale problema nel mangiare un dolce di troppo è quello di mettere su qualche chilo, per un soggetto diabetico può rappresentare un vero e proprio pericolo: basti pensare che il diabete rappresenta uno dei principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e che oltre la metà delle morti per diabete avvengono per infarto e ictus. Per fortuna, sono in commercio una serie di farmaci che permettono di tenere sotto controllo la glicemia, garantendo uno stile di vita il più normale possibile. Tra questi, recentemente, hanno attirato particolare attenzione la semaglutide e la liraglutide, impiegati per il trattamento del diabete di tipo 2.
Tipi di diabete
Distinguiamo il diabete principalmente in:
- diabete di tipo 1, che in genere insorge nell’infanzia o nell’adolescenza a seguito di una risposta autoimmune, responsabile della distruzione delle cellule β del pancreas addette alla produzione di insulina, un ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue, promuovendone l’utilizzo come fonte di energia;
- diabete di tipo 2, caratterizzato da una ridotta secrezione di insulina e sensibilità all’insulina (insulino-resistenza) e per il quale l’obesità costituisce un importante fattore di rischio;
- diabete gestazionale, caratterizzato da uno stato d’intolleranza al glucosio che si manifesta nelle prime fasi della gestazione.
Le strategie terapeutiche per il trattamento del diabete variano a seconda del tipo. Nel primo tipo, poiché l’organismo non è in grado di produrre insulina, l’ormone è iniettato direttamente per via sottocutanea, in zone a ridotto livello di grasso, in modo da mimare l’azione della molecola endogena. Invece, per il trattamento del diabete di tipo 2 sono impiegate diverse classi di farmaci che consentono di impostare una terapia su misura per ogni singolo paziente: ci sono alcuni farmaci che determinano il rilascio di insulina, altri che aumentano la sensibilità tissutale all’insulina, altri ancora agiscono sul sistema incretinico, coinvolto nella stimolazione del rilascio di insulina determinata dall’assunzione di cibo. Ultimamente si sente molto parlare di quest’ultima classe di farmaci e in particolare della semaglutide, agonista del recettore del glucagon-like peptide 1 (GLP-1), ormone protagonista del sistema incretinico.
Il caso della semaglutide
La semaglutide, principio attivo del medicinale Ozempic, è indicata in Italia per il trattamento di adulti affetti da diabete mellito di tipo 2 non adeguatamente controllato, in aggiunta alla dieta e all’esercizio fisico. Sebbene diversi studi abbiano dimostrato che somministrando sottocute una dose a settimana del farmaco si riesce a perdere circa il 20% del peso corporeo di partenza, nel nostro Paese la semaglutide non è autorizzata per il trattamento dell’obesità, soprattutto per un problema legato alla carenza del medicinale, per cui un aumento della richiesta metterebbe a rischio il trattamento per le persone diabetiche. A tal proposito, infatti, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha dichiarato che l’aumento della domanda di Ozempic ha portato a carenze che si prevede continueranno per tutto il 2023 e che, sebbene la fornitura continui ad aumentare, non è possibile prevedere con certezza quando risulterà sufficiente a soddisfare completamente la domanda attuale. Ha contribuito a tale problema la diffusione di una moda che ha avuto il suo esordio in America, dove la semaglutide è stata approvata nel 2021 dalla Food and Drug Administration (FDA) per il trattamento dell’obesità, ma molti personaggi famosi ne hanno approfittato per un uso improprio per rimuovere qualche chilo di troppo pur non soffrendo di tale patologia.
Un altro avvenimento che vede coinvolta la semaglutide, insieme a un altro farmaco appartenente alla sua stessa classe, la liraglutide, è l’insorgenza di alcuni effetti collaterali abbastanza preoccupanti, ossia l’ideazione suicida e autolesionista. Secondo numerose fonti, l’European Medicines Agency (EMA) ha ricevuto dall’ Agenzia islandese del farmaco la segnalazione di due casi di ideazioni suicide in pazienti che usavano semaglutide e liraglutide e di un caso di ideazioni autolesioniste in un paziente che faceva uso di liraglutide; pertanto, il Comitato per la sicurezza dell’agenzia europea del farmaco (PRAC) sta investigando sulla possibilità di un legame tra questi effetti collaterali e l’impiego di questi due farmaci. Al momento, in Europa i bugiardini di questi prodotti non elencano tali effetti, invece, negli Stati Uniti le istruzioni per la prescrizione di Wegovy (farmaco per il trattamento dell’obesità che contiene semaglutide, non ancora disponibile in Italia e in diversi Paesi in Europa a differenza dell’Ozempic) raccomandano che i pazienti siano monitorati per i possibili comportamenti suicidari.
Tuttavia, la semaglutide non è protagonista solo di eventi negativi, infatti è stato pubblicato dal New England Journal of Medicine uno studio su come l’utilizzo precoce della semaglutide in pazienti affetti dal diabete di tipo 1 possa aiutare a ridurre la necessità di insulina. Si tratta però ancora di risultati preliminari, ma che permettono di sperare in un’ulteriore utilità terapeutica di questo farmaco.