Tumore colon retto, da un prelievo di sangue la cura migliore

Un semplice esame del sangue ha rivoluzionato l’approccio terapeutico al cancro al colon, offrendo nuove possibilità di cura personalizzate per ogni paziente. Questi progressi, annunciati dall’Istituto europeo di oncologia di Milano e pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica ‘Annals of Oncology’, rappresentano un significativo balzo in avanti nel campo dell’oncologia di precisione, in particolare per chi è affetto da carcinoma colorettale in stadio avanzato.

L’importante traguardo è stato raggiunto grazie al lavoro dei giovani ricercatori delle divisioni dell’Istituto di Oncologia medica dei tumori gastrointestinali e neuroendocrini e del reparto di Sviluppo di nuovi farmaci, che hanno collaborato con il Gruppo oncologico dell’Italia meridionale. Usando la tecnologia della biopsia liquida, è stata possibile una profilazione molecolare estesa del tumore, analizzando così oltre 300 geni. Questo rappresenta un notevole miglioramento rispetto al numero limitato di geni esaminati con le tradizionali biopsie tissutali.

La maggiore quantità di informazioni genetiche permette di identificare terapie più mirate e specifiche per ogni paziente. Come spiegato dal ricercatore Davide Ciardiello, finora la scelta terapeutica per i pazienti con tumore del colon in stadio avanzato si basava su biopsie tissutali che analizzavano solo pochi geni. La nuova scoperta dimostra che la biopsia liquida è in grado di rivelare un ampio spettro di alterazioni molecolari nei pazienti con tumori del colon-retto definiti ‘Ras/Braf non mutati’, cogliendo l’eterogeneità delle cellule tumorali.

Queste alterazioni genetiche, che si trovano in oltre metà dei pazienti studiati, sono definite ‘actionable’, cioè costituiscono bersagli per i quali esistono farmaci specifici in grado di agire efficacemente. Questo approccio potrebbe rivoluzionare il trattamento del cancro al colon, offrendo a molti pazienti nuove speranze e possibilità terapeutiche più efficaci e personalizzate.

Inoltre, utilizzando il medesimo test di profilazione molecolare estesa sia sul campione di sangue che su quello tissutale abbiamo osservato come la biopsia liquida possa risultare non solo equivalente, ma in alcuni casi superiore rispetto a quella solida”.

“Ad oggi – sottolinea Ciardiello – uno degli ostacoli più difficili nei trattamenti in questa popolazione di pazienti è rappresentato dall’esistenza o dallo sviluppo di meccanismi di resistenza ai farmaci. Quando sono presenti questi meccanismi, come in una partita a scacchi noi ricercatori dobbiamo trovare una mossa per cui il tumore non possa trovare una contromossa. Per questo motivo, la possibilità di conoscere tramite un semplice prelievo di sangue l’identikit molecolare del tumore prima, durante e dopo la terapia può consentirci di offrire a ciascun paziente una terapia personalizzata”. In altre parole, di fare scacco matto al cancro.

Lo studio Capri-2 Goim ha coinvolto 25 centri italiani di riferimento e ha reclutato 205 pazienti con tumore colorettale metastatico candidati a trattamento con farmaci inibitori del fattore di crescita epidermico (Egfr). L’obiettivo è stabilire la sequenza terapeutica ottimale in pazienti con tumori definiti inizialmente Ras/Braf non mutati, attraverso diverse linee di trattamento. Il trial ha completato l’arruolamento ed è attualmente in corso. Dopo progressione alla prima linea di terapia, la scelta dei trattamenti successivi sarà guidata dal risultato di una profilazione molecolare estesa tramite biopsia liquida, consentendo quindi l’ottimizzazione del programma terapeutico.

“Siamo orgogliosi, come Divisione di Oncologia medica Gi/Net – commenta il direttore della divisione Nicola Fazio, coautore del lavoro – della vivacità e della intraprendenza scientifica che Davide Ciardiello ha mostrato nel saper cogliere l’opportunità di un importante studio come il Capri-2 per mettere a punto, in collaborazione col Goim e con la Divisione Ieo Nuovi farmaci diretta dal professor Giuseppe Curigliano, un progetto di ricerca indipendente grazie al quale è stato rimarcato ed avvalorato il rilevante ruolo che la biopsia liquida può avere nel carcinoma del colon metastatico. Nell’era della medicina di precisione, un’ampia caratterizzazione del profilo molecolare del tumore è la chiave di volta per passare da una terapia adatta per tutti a un trattamento su misura per ogni paziente. La biopsia liquida rappresenta uno strumento fondamentale in questa evoluzione”.