SCUOLE, TRASPORTI PUBBLICI, VACCINI E PREVENZIONE
L’intervista, realizzata il 26/10/2020, approfondisce le tante informazioni che circolano sul Covid con il Prof. Marco Tinelli, Infettivologo, Componente del Direttivo Nazionale della Società Italiana di Malattie Infettive e Senior Consultant di Auxologico
1. QUANTO È IMPORTANTE L’AREAZIONE DEI LOCALI?
La circolazione dell’aria limita a sua volta la circolazione del Coronavirus, perché abbatte la carica potenziale che può esserci dentro ambienti chiusi.
Il virus infatti si muove attraverso delle particelle cosiddette “a largo raggio”, in grado di contagiare una persona a una distanza entro i 2 metri e attraverso altre particelle più piccole che formano un aerosol che si diffonde in tutto l’ambiente.
Laddove non ci si trovi in ambienti con filtrazione forzata e in cui non si possano sempre tenere le finestre aperte, soprattutto in inverno, è bene aprire le finestre magari prima di arrivare al lavoro, durante la pausa pranzo negli ambienti lavorativi e una volta che è finita l’attività lavorativa.
2. QUALI SONO LE SITUAZIONI PIÙ A RISCHIO DI CONTAGIO?
Gli assembramenti, quindi il contatto stretto di più persone, sono le situazioni che creano più rischio in assoluto: è necessario per esempio prestare attenzione quando si sale sui mezzi pubblici e all’entrata delle scuole, e in tutti gli ambienti in cui c’è un rischio di potenziale riduzione della distanza tra persone, che quindi favorisce un contagio. È fondamentale sempre indossare le mascherine: se indossate da parte di tutti riducono decisamente la possibilità di contagio.
I trasporti pubblici sono una delle situazioni più a rischio. È importante utilizzare uscite ed entrate separate per non creare assembramenti e indossare sempre le mascherine all’interno degli ambienti di trasporto quali metropolitane, treni, autobus. Un’altra precauzione fondamentale è quella del lavaggio delle mani con soluzioni idroalcoliche. L’uso non corretto dei guanti, infatti, può rivelarsi potenzialmente fonte di contagio se tenuti addosso per troppo tempo.
3. È UTILE INDOSSARE DUE MASCHERINE PER AUMENTARE LA PROTEZIONE?
Non ha senso utilizzare due mascherine sovrapposte, ma è fondamentale un utilizzo mirato della mascherina a seconda degli ambienti che si frequentano: ad esempio, per chi si reca in ospedale per visite ambulatoriali, è utile usare una mascherina a più alto filtraggio (FFp2, che filtrano circa il 95% e FFp3 che filtrano il quasi il 98%).
Le mascherine cosiddette “chirurgiche” hanno una capacità filtrante decisamente inferiore (circa il 20-30%), ma se vengono usate da tutte le persone hanno un effetto molto importante sulla prevenzione dell’infezione.
Le mascherine vanno cambiate periodicamente e giornalmente se utilizzate per più di 4-6 ore, perché altrimenti diventano umidificate ed è ridotta la capacità di filtraggio.
4. CHE IMPATTO HA AVUTO LA RIAPERTURA DELLE SCUOLE SULLA DIFFUSIONE DEL VIRUS?
Dopo le misure che sono state prese a livello nazionale l’impatto dell’apertura delle scuole è stato minore di quello che si potesse pensare, perché in realtà la percentuale di casi positivi, prima dei nuovi DPCM che ci sono stati recentemente, è stata di circa lo 0,08%.
La percentuale della popolazione scolastica contagiata è nettamente inferiore rispetto a quella della popolazione generale.
Le scuole non si possono considerare degli ambienti particolarmente a rischio rispetto ad altri, per esempio i trasporti, nei quali si rilevano molti assembramenti e molte possibilità di contagio.
5. OGGI CHI SI AMMALA PIÙ SEVERAMENTE DI CORONAVIRUS?
Rispetto ai 174 mila casi che ci sono stati nelle prime settimane di ottobre in Italia, possiamo dire che la fascia di età che attualmente è più a rischio, diversamente da quello che era successo nella prima ondata di marzo/aprile, è quella delle persone più giovani – 19/50 anni – che attualmente rappresentano circa il 50% dei ricoveri ospedalieri totali.
La percentuale degli anziani che attualmente sono positivi è decisamente inferiore rispetto alle altre categorie, perché probabilmente hanno imparato la lezione: si proteggono di più, evitano gli assembramenti e cercano di avere meno contatti potenzialmente a rischio.
Le altre fasce d’età più giovani, complice anche il contesto lavorativo, hanno più possibilità di interagire con altre persone e quindi hanno dei rischi maggiori di contrarre il virus.
L’80% delle persone che necessitano della terapia intensiva ha più di 80 anni. È ancora questa la fascia più a rischio, perché in gran maggioranza presenta comorbidità e fenomeni di più difficile gestione da un punto di vista clinico.
6. COM’È POSSIBILE TUTELARSI ALL’INTERNO DELLE MURA DOMESTICHE?
È importante che gli anziani cerchino di evitare il più possibile contatti con persone giovani, soprattutto se a rischio; il mio consiglio è quindi di proteggersi anche all’interno dell’abitazione con mascherine nel momento in cui in casa ci sono persone che hanno contatti con il mondo esterno.
La mascherina FFp2 dovrebbe essere utilizzata da parte dell’anziano con patologie pregresse, ricordando però di utilizzarla per massimo un’ora e mezza, per evitare di rendere difficoltosa alla persona la respirazione. Inoltre è importante areare bene le stanze dopo la visita di una persona che ha contatti con l’esterno, per evitare la circolazione potenziale del virus.
Per strada e all’interno dei supermercati l’utilizzo delle mascherine chirurgiche garantisce sufficiente protezione, perché sono situazioni in cui l’obbligo di indossare questo presidio è esteso a tutti.
7. GLI ANTICORPI MONOCLONALI, UTILIZZATI ANCHE SU TRUMP, SONO REALMENTE PROMETTENTI?
Un’azienda americana si trova in questo momento in una fase finale di sperimentazione del proprio prodotto.
Il problema di questi anticorpi riguarda la durata: normalmente un anticorpo somministrato passivamente dall’esterno, e quindi non prodotto dal proprio sistema immunitario, dura dalle 2 alle 3 settimane . È necessario dunque capire la durata di questi anticorpi monoclonali nelle persone, dopo la somministrazione.
Come strumento di prevenzione globale di massa quindi la ritengo una procedura quasi se non del tutto impossibile da realizzare su vasta scala.
La prevenzione definitiva sarà quella del vaccino, poiché solo il vaccino ha la capacità di produrre anticorpi da parte della persona stessa.
L’anticorpo monoclonale è utile invece nelle fasi cliniche particolarmente a rischio, perché consente alla persona di superare meglio la malattia in fase acuta.
8. QUANDO SARÀ DISPONIBILE IL VACCINO CONTRO IL CORONAVIRUS?
L’enunciazione che ha fatto il Presidente del Consiglio sulla potenziale disponibilità di vaccini entro la fine dell’anno ha una sua validità, perché sono oltre 100 i vaccini vaccini in sperimentazione in tutto il mondo.
In realtà quelli in fase avanzata sono 4-5, che potrebbero avere già l’approvazione dei sistemi regolatori internazionali ed europei entro la fine dell’anno, dopo una sperimentazione molto rapida.
I vaccini saranno di varia natura: ci saranno vaccini tradizionali con virus inattivato come quello dell’influenza, vaccini misti con supporto di un virus anche non umano però inattivato che faranno produrre anticorpi, e vaccini con ingegneria genetica con cui si inietterà una quota di RNA virale non patogena nelle cellule umane in grado di far produrre degli anticorpi contro il virus stesso.
La vaccinazione di massa non sarà credo disponibile prima dei primi mesi del 2021, con una copertura ad ampio raggio entro la fine dell’anno.
Mi auguro poi che questa volta la gente si convinca a vaccinarsi, perché senza una copertura che va oltre l’80-90% non è sempre facile determinare un’immunità di gregge che protegga anche gli altri.
9. IL VACCINO CI RENDERÀ IMMUNI PER SEMPRE?
Dipende dalle categorie: nell’anziano che ha un sistema immunitario più debole, perché fisiologicamente il sistema immunitario si riduce negli anni, è possibile che si ci vorranno anche più di una dose. Nel giovane adulto potrebbe invece bastarne una.
A tutt’oggi però non sappiamo ancora quanto duri l’immunità: abbiamo dati sulle altre epidemie di SARS 2003 e 2013: in alcuni casi la produzione anticorpale endogena, cioè prodotta naturalmente dall’individuo, va anche oltre un anno.
Ciò farebbe ben sperare, ma il rischio è che, come avviene per l’influenza, il virus cambi la sua conformazione genetica, e quindi probabilmente sarà necessario produrre vaccini diversi, come avviene già oggi con il vaccino dell’influenza.
10. PERCHÈ È IMPORTANTE VACCINARSI CONTRO L’INFLUENZA STAGIONALE?
Vaccinarsi contro l’influenza stagionale è ancora più importante quest anno poiché all’inizio dell’infezione influenzale e di Coronavirus i sintomi possono essere molto simili, se non addirittura identici.
È doppiamente importante vaccinarsi in questo momento per evitare conseguenze del virus influenzale e per evitare ulteriori sovrapposizioni potenziali del Coronavirus.
Altrettanto importante vaccinarsi contro lo pneumococco. Anche in questo caso, contraendo un’infezione batterica da pneumococco si potrebbero peggiorare le condizioni generali e favorire ulteriormente l’attecchimento del Coronavirus in un sistema respiratorio già compromesso.
11. COME VEDE IL FUTURO?
Rispetto alla prima ondata le cose sono radicalmente cambiate perché abbiamo un sistema di gestione del virus e dei pazienti ormai consolidato, sappiamo come muoverci, sappiamo come trattarli, tra non molto avremo a disposizione uno o più vaccini e probabilmente arriveranno anche dei nuovi farmaci per il trattamento del virus.
Inoltre le persone hanno dimostrato di essere consapevoli, mostrando serietà rispetto all’osservanza delle precauzioni.
Ciò che temo è la depressione che questa seconda ondata può generare nelle persone: mentre prima c’era una reattività più adrenalinica, questa volta vedo un po’ più di frustrazione e situazioni psicologicamente difficili.
Ma in fondo alla galleria c’è la luce, quindi dobbiamo essere uniti, forti e consapevoli che avremo un po’ ancora da soffrire, ma tra pochi mesi usciremo dal tunnel.