“Siamo molto attenti alla curva dell’epidemia, ma riteniamo ci si possa avvicinare al 25% di presenze del pubblico negli stadi con step intermedi. L’obiettivo, come tutto il resto del Paese, è di ripartire con buon senso, senza voler forzare i tempi. Il calcio non vuole trattamenti privilegiati rispetto al resto del Paese, ma non vuole neanche essere svantaggiato. Nello stadio ci sono grandi spazi all’aperto, possiamo distanziare le persone”. Così Luigi de Siervo, ad di Lega calcio Serie A, intervenuto a Radio Anch’io lo sport, su RadioRai, sulla vicenda della riapertura parziale degli stadi.
“A oggi il danno per la Serie A è di 500 milioni, che è una cifra-monstre non solo per la Serie A, ma perché la Serie A è il motore dell’industria del calcio, che non è solo intrattenimento, ma dà lavoro a centinaia di migliaia di persone. Questo danno si ripercuote anche sulle serie minori”.
Così Luigi De Siervo, ad della Lega calcio di Serie A, intervenuto a Radio Anch’io lo sport, su RadioRai. “La Serie A – aggiunge – ha circa un miliardo e 400 milioni di ricavi dai diritti tv, che sta proteggendo rispetto a un contesto complesso; i costi dei calciatori – fra stipendi e procuratori – sono equivalenti, mentre prima l’incidenza di questi costi sul totale era del 65%. Purtroppo, venendo a mancare i ricavi da botteghino e da sponsor, questa percentuale è destinata a salire all’80%. Il sistema è prossimo a un rischio grosso di collasso. Non vanno sottovalutate le richieste di aiuto, a cominciare dal presidente federale Gravina. Il calcio va protetto, perché la qualità dello spettacolo della nostra A è cresciuta”.
“La Media Company dei club di A? Se viene confermata entro il 9 o il 10 ottobre, è un tentativo di ‘evoluzione evolutiva’ del nostro calcio. Sconosciamo tutti dove eravamo arrivati, il periodo in cui eravamo re in Europa, parliamo di un’epoca dalla quale sono passati 15 anni: per tornare a brillare come prima stella del calcio europeo abbiamo bisogno di introdurre capitale privati che possano aiutarci con minimi garantiti e cifre importanti, da investire nello sviluppo del nostro brand all’estero. Alla fine di questa crisi potremmo trovarci molto più vicini al calcio inglese di quanto non lo siamo oggi.
Dobbiamo però risolvere i problemi tecnici”, conclude. (ANSA).