Si è tenuta questa mattina, di fronte al Padiglione Arte Contemporanea, la commemorazione per l’anniversario dei 28 anni dalla strage di via Palestro, quando il 27 luglio del 1993 sono stati uccisi, per un attentato di Cosa nostra, i vigili del Fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, l’agente di Polizia municipale Alessandro Ferrari e Moussafir Driss, un cittadino marocchino.
“Il 27 luglio del 1993 migliaia di milanesi hanno sentito lo scoppio di quella bomba, un rumore che nessuno dimenticherà mai. La nostra città ricorderà sempre quelle torride ore di terrore, il dolore per la perdita di cinque nostri concittadini, così come l’emozione dei funerali in Duomo, alla presenza di tutte le più alte cariche dello Stato”, ha ricordato il sindaco Giuseppe Sala.
“Dopo il terrore Milano ha reagito, stringendosi alle istituzioni che lottavano per la legalità. E quella Milano, coraggiosa e combattiva come le vittime di via Palestro, lotta ancora e continuerà a battersi per la giustizia e contro chi minaccia la sua libertà. Facciamo memoria del male della strage di via Palestro perché da quell’orrore criminale la nostra città ha compreso come la tutela della legalità sia l’unica via per libertà, diritti e sviluppo. Una convinzione diventata un pilastro del nostro patrimonio valoriale, che consolidiamo grazie al ricordo costante degli eroi della lotta alla mafia. Due mesi fa abbiamo inaugurato una nuova piazza nel centro di Milano, vicino al comando provinciale dei carabinieri, intitolata a Piersanti Mattarella. Nell’estate del 1993”, ha proseguito Sala, “la mafia ha attaccato Milano, città capofila del contrasto alla corruzione, dopo le uccisioni dei giudici Falcone e Borsellino, simboli di giustizia che ricordiamo ogni 19 luglio. Tramite gli attentati del 1993 la criminalità organizzata ha tentato di stringere un accordo con lo Stato, per negare la legalità e scambiarla con l’impunità per i boss mafiosi. Quel patto nefasto è stato rifiutato grazie a una resistenza di milioni di italiani onesti partita, ancora una volta nella storia nazionale, da Milano”.
“La nostra città sapeva che piegarsi ai mafiosi così come ai corrotti avrebbe reso i cittadini meno liberi, meno sicuri e più poveri. Milano”, ha concluso Sala, “ha scelto la legalità, e grazie a questa decisione è rimasta il motore che traina il progresso economico e sociale dell’Italia, un ruolo ammirato in Europa e nel mondo. Dal 1993 la nostra città ha preso ogni iniziativa possibile per far capire alla criminalità organizzata e ai corrotti che qui non c’è né spazio né tolleranza per loro, e mai ci sarà. Milano vuole togliere a mafia, camorra e ‘ndrine anche l’aria per respirare, e questa direzione sarà proseguita per crescere e tutelare la sicurezza dei nostri cittadini”.
La vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti, ha partecipato questa mattina a Milano, su delega del presidente Attilio Fontana, in rappresentanza della Regione Lombardia, alla commemorazione della strage di via Palestro, in ricordo del terribile attentato che spezzò la vita a cinque persone: Alessandro Ferrari, Carlo La Catena, Sergio Pasotto, Stefano Picerno e Driss Moussafir, ferendone altre dodici e sfregiando un luogo della cultura di Milano. “Fu una notte orribile, di paura, di angoscia – ha detto Letizia Moratti – di ritorno con la memoria al passato, quando altri terribili attentati colpirono Milano. Lo spostamento d’aria e il boato si sentirono in tutta la città. Sembrava che Milano fosse diventata l’obiettivo di un bombardamento, disse qualcuno a ragione”. “La violenza terroristica – ha aggiunto la vicepresidente – qualsiasi sia la sua matrice, cerca di minare la convivenza civile e imporre la volontà degli assassini su quella della collettività e sulle regole democratiche che la nostra società si è data, utilizzando l’arma del terrore. Un terrore che ci dovrebbe indurre istintivamente alla fuga. Fuggire l’orrore dei corpi dilaniati con la paura di diventare a nostra volta vittime casuali, come lo furono quelli che in quella sera persero la vita o furono feriti dalla tremenda esplosione”. “Però – ha ricordato Letizia Moratti – non fuggì l’agente della polizia locale Alessandro Ferrari, che accortosi del pericolo fece in modo di salvare la vita di inermi passanti, né fuggirono dal loro dovere i Vigili del Fuoco: La Catena, Pasotto, Picerno che cercarono di intervenire. Pagarono un terribile prezzo perdendo il bene più prezioso, la vita”. “La possibilità di un futuro – ha evidenziato la vicepresidente della Regione Lombardia – i loro sogni e speranze, tutto gli fu strappato in un momento, strappati all’affetto delle loro famiglie, dei loro amici. Ligi al dovere e sacrificandosi per gli altri, diedero l’immediata risposta dell’Italia migliore alla mafia, dando l’esempio e indicando la via per il fallimento della sua strategia”. “Non possiamo che essere loro grati e stringerci attorno alle loro famiglie che tanto hanno sofferto – ha concluso Letizia Moratti -. È importante che si commemori il loro sacrificio, per ricordare e perché le istituzioni democratiche sono il punto di riferimento e un baluardo di legalità contro gli abusi, le prepotenze, la violenza attraverso i quali le mafie vogliono imporsi, facendo spesso di chi socialmente è più fragile, degli inermi, la principale vittima. La vita spezzata di Driss Moussafir li rappresenta simbolicamente tutti”