Sulla annosa vicenda che vede fronteggiarsi i comitati dei residenti di Cremona e Spinadesco da un lato, e l’acciaieria Arvedi dall’altro, scendono in campo le associazioni che tutelano salute e ambiente. Le associazioni nazionali Legambiente, ISDE_Medici per l’Ambiente e Medicina democratica sono oggi intervenute alla conferenza stampa indetta a Cremona dagli ‘Stati Generali Clima Ambiente e Salute’ e a cui hanno preso parte Damiano Di Simine, responsabile scientifico di Legambiente Lombardia, Edoardo Bai del comitato scientifico di ISDE, e Laura Mara, legale di Medicina Democratica, insieme a Marco Pezzoni, intervenuto a nome degli Stati Generali.
A dare fuoco alle polveri, nel quadro di un rapporto da sempre difficile tra la grande acciaieria cremonese e i quartieri urbani che sorgono presso il sedime industriale, è stata l’attivazione di un grande deposito di rottami ferrosi proprio a ridosso delle abitazioni. Deposito che avrebbe dovuto essere temporaneo (e in quanto tale non è stato sottoposto alle necessarie valutazioni e alle conseguenti prescrizioni) ma che da quasi un anno ha trasformato una convivenza già difficile in un vero e proprio assedio, in cui i cittadini sono sottoposti a rumori e ricadute di polveri. Tanto che i residenti, supportati dai medici di ISDE, hanno deciso di raccogliere campioni di suolo e di polveri dai loro balconi e dalle aree pubbliche, per farli analizzare dai laboratori dell’Istituto Mario Negri. I referti analitici hanno rilevato che quei campioni contengono elevati tenori di sostanze problematiche, e in particolare di cromo, un metallo pesante noto per la sua tossicità e cancerogenicità.
“Gli elementi di cui disponiamo costituiscono rilevanti indizi di potenziali impatti sulla salute dei residenti, che mettiamo a disposizione delle autorità per i necessari approfondimenti, sia in ordine all’accertamento dell’origine delle immissioni e dello stato di contaminazione delle matrici ambientali, sia per la verifica dell’impatto sanitario, da confrontare con i dati epidemiologici di cui dispone l’ATS e che chiediamo vengano aggiornati e completati per monitorare lo stato della salute dei cittadini cremonesi, che da tempo convivono loro malgrado con una molteplicità di fonti inquinanti di aria, acqua e suolo” dichiarano i rappresentanti di Legambiente, ISDE e Medicina Democratica.
Le tre organizzazioni chiedono alle istituzioni di farsi garanti di un tavolo che stabilisca nuove regole e assidui controlli sulla convivenza tra fabbrica e quartieri residenziali, ma si rivolgono anche ad Arvedi, chiedendole di raccogliere la sfida, accettando di sottomettersi a protocolli di valutazione del danno sanitario di elevare gli standard emissivi legati alle proprie attività e movimentazioni, in relazione proprio al contesto in cui è inserita, a partire dalla immediata cessazione delle attività del deposito temporaneo di rottami.
“Quella di Arvedi è una localizzazione molto infelice per un grande complesso produttivo con caratteristiche che lo fanno rientrare nella categoria delle industrie insalubri. Poichè nè la fabbrica nè i quartieri possono essere spostati, occorre che sia Arvedi ad accettare di operare secondo i più elevati standard di sicurezza e riduzione delle emissioni, acustiche e inquinanti. Ma occorre anche che le istituzioni pubbliche, il comune in primo luogo insieme ad ATS e ARPA, svolgano un ruolo fondamentale di garanzia e presidio, promuovendo trasparenza e partecipazione nel rapporto tra industria e cittadini” concludono Mara, Bai e Di Simine