Quali sono i punti di forza e di debolezza delle Regioni e delle Province autonome nel percorso verso la piena sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale? Lo rivela l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che, proseguendo il lavoro iniziato con il Rapporto 2018, pubblica l’analisi aggiornata al 2017 dell’evoluzione dei territori italiani rispetto al raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, sottoscritta il 25 settembre 2015 da 193 Paesi, Italia inclusa. Per ogni Regione e Provincia autonoma vengono presentati 14 indici compositi[1], che sintetizzano l’andamento rispetto all’Italia e all’area geografica di appartenenza sulla base di oltre 80 indicatori statistici elementari[2] resi disponibili dal Sistema Statistico Nazionale[3].
“Che nessuno venga lasciato indietro è il motto dell’Agenda 2030. Per questo l’ASviS monitora il percorso del Paese verso la sostenibilità guardando anche alle disuguaglianze territoriali”, sottolinea il Portavoce dell’ASviS, Enrico Giovannini. “Misurare l’andamento dei diversi territori rispetto a tutte le dimensioni della sostenibilità consente ai decisori di disegnare in modo efficace le proprie Strategie Regionali di sviluppo sostenibile e ai cittadini di valutare i risultati raggiunti. L’Italia è indietro nel percorso di transizione verso lo sviluppo sostenibile e poiché molte politiche sono di competenza delle Regioni e delle Province autonome spetta anche a loro adottare i provvedimenti necessari per accelerare questo processo”.
La metodologia utilizzata per il calcolo degli indici compositi[4] si basa sulla scelta di un valore di riferimento – quello dell’Italia al 2010 – e su una standardizzazione degli indicatori elementari in un intervallo definito dai valori minimi e massimi di ciascun indicatore per tutte le unità considerate e per l’intero intervallo di tempo. Tutti gli indici compositi territoriali sono stati calcolati ponendo il valore dell’Italia al 2010 pari a 100, cosa che consente di confrontare le dinamiche temporali degli indicatori relativi ai diversi Goal all’interno della stessa regione o provincia autonoma, ma non i valori assoluti dei diversi indicatori.
Nei grafici in allegato[5], i valori relativi alle Regioni e alle Province Autonome sono rappresentati con una linea continua blu, quelli relativi alla ripartizione geografica di riferimento con la linea tratteggiata blu, mentre il valore dell’Italia con linea continua arancione.
La dimensione territoriale dell’Agenda 2030
L’impegno dell’ASviS per il monitoraggio della condizione dei diversi territori italiani rispetto all’Agenda 2030 fa parte di un progetto più ampio volto ad accompagnare Regioni e Province autonome nell’elaborazione di nuove progettualità in linea con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile. “La collaborazione già instaurata con alcune Amministrazioni regionali”, nota il Presidente dell’ASviS, Pierluigi Stefanini, “dimostra i vantaggi del coinvolgimento della società civile nei processi di valutazione e di programmazione, anche in vista dell’adozione dell’Agenda 2030 come quadro di riferimento del bilancio europeo per il periodo 2021-2027. Le Regioni che avranno già orientato le proprie politiche allo sviluppo sostenibile saranno maggiormente in grado di proporre progetti finanziabili dai fondi comunitari”.
L’attenzione ai diversi territori che compongono il nostro Paese non solo è giustificata dalla loro eterogeneità, ma appare pienamente coerente con la Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile[6] (SNSvS), approvata dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica nel dicembre del 2017. La Strategia Nazionale prevede che le Regioni e le Province Autonome approvino le proprie Strategie Regionali di sviluppo sostenibile entro un anno dalla sua approvazione, tenendo conto delle specificità che ogni ambito territoriale presenta. Inoltre, prevede la necessità di “assicurare il coordinamento degli indicatori scelti”, di “garantire la massima interazione con i 12 indicatori di BES integrati nel DEF dal 2018” e di “garantire un coordinamento metodologico dei processi di definizione delle singole strategie di sostenibilità”.
Gli indicatori compositi presentati sono calcolati a partire da un insieme di indicatori elementari comuni a tutti i territori, potenzialmente integrabili con ulteriori informazioni selezionabili dalle singole amministrazioni regionali o provinciali in base a specificità di carattere morfologico, culturale, economico e sociale, nonché alle priorità politiche fissate da queste ultime, per le quali è corretto e doveroso effettuare un monitoraggio specifico anche al fine di un corretto rapporto tra amministratori e cittadini[7].
I principali risultati
LOMBARDIA
Gli indici compositi mostrano nel periodo di riferimento un miglioramento per le dimensioni legate ai Goal 4 (Istruzione di qualità), 5 (Parità di genere) e 9 (imprese, innovazione e infrastrutture). Rispetto alla situazione dell’Italia nel 2010, la Lombardia peggiora per il Goal 8 (Lavoro dignitoso e crescita economica). Mostrano un andamento costante i Goal 2 (Sconfiggere la fame), 3 (Salute e benessere), Goal 6 (Acqua pulita e servizi igienico-sanitari) e 11 (Città e comunità sostenibili).