Presidiano l’azienda da più di una settimana ma l’unico che è riuscito nell’impresa di allontanare di qualche metro i lavoratori dal presidio della Marelli è stato il leader di Azione, Carlo Calenda. Il senatore è arrivato a Crevalcore attorno alle 11.30, ma i lavoratori, non appena ha messo piedi di fronte alla fabbrica, gli hanno voltato le spalle e se ne sono andati.
Calenda ha provato a inseguirli, ma senza successo: i dipendenti al presidio si sono spostati di qualche decina di metri e hanno improvvisato un’assemblea senza ascoltare il parlamentare, che, nonostante la Cgil gli avesse fatto sapere che non era gradito ospite al presidio per le sue accuse a Maurizio Landini e al sindacato, si è ugualmente presentato. “Non mi volete parlare“, ha gridato Calenda ai lavoratori mentre si allontanava, senza ottenere risposta.
“Il governo dovrebbe incontrarsi con Kkr, ma il problema è a monte”, avverte Carlo Calenda, che al presidio della Marelli, oggi a Crevalcore, non è riuscito a parlare con i lavoratori, ma ha ribadito ai giornalisti le ragioni della sua visita. “Se cambiano i modelli di fornitura e vanno verso i fornitori francesi, tu puoi bloccare Kkr, ma la crisi ce l’hai uguale“, ammonisce. Il governo “sarebbe dovuto intervenire da tanto tempo, facendo intanto un monitoraggio: è noto che Stellantis sta spostandosi sui fornitori francesi. Ci servono i numeri per dimostrarlo. Il governo francese mantiene un controllo attentissimo”, ricorda il leader di Azione.
“È la più grande deindustrializzazione fatta in Italia dal Dopoguerra e nessuno dice niente. La mia risposta è perché gli Elkann possiedono due giornali di sinistra che sono usati per coprire l’uscita dall’Italia. Qualcuno è in grado di farsi dare il contratto di vendita da Elkann per vedere che garanzie c’erano su Marelli? Non si può fare, perché Elkann è proprietario di Repubblica e La Stampa“, è la tesi del senatore. “Il governo italiano non c’è mai stato dal governo Monti in poi e il sindacato non fa questa battaglia. C’è bisogno di un sindacato forte e indipendente che la faccia. Questa cosa non si fermerà qua”, conclude.
Non solo la Cgil. Nel mirino di Carlo Calenda nella vertenza Marelli finisce anche il Pd. “Se, per non infastidire gli editori di Repubblica non siete in grado di dire dritto per dritto le cose come stanno su questa silenziosa deindustrializzazione del Paese, avete un problema nel rappresentare chi sta peggio, gli operai. Potete andare a braccetto con Maurizio Landini e candidarlo alle europee, ma questo non cambia”, affonda Calenda oggi dal presidio di Crevalcore.
“Avete sentito Elly Schlein dire che c’è un problema con Stellantis? C’è qualcuno del Pd che ha detto che c’è un problema con Stellantis? Perché non l’hanno detto? Poco importa se la Fiom l’ha detto qua, serve una grande mobilitazione nazionale. Se hai un milione di macchine prodotte in Francia da Stellantis e 400.000 in Italia, fai qualcosa? Non te la puoi risolvere con battuta a margine”, conclude.