“Se l’evasione da un carcere fa sempre rumore, con quella dal Beccaria di Milano siamo al parossismo delle suggestioni: per i lavori perennemente in corso, per la sorveglianza allentata, per la fuga di massa, per lo scombussolamento di chi è rimasto recluso. Si aggiunga poi il Natale, con la rottura della nostra fragile pausa dedicata al bene: il bene nostro, della nostra famiglia, della nostra comunità. Tutto questo non deve farci perdere lucidità. Il carcere è costrizione e dolore, e tale rimane soprattutto durante le festività, quando la naturale tensione verso la libertà diventa una lama rovente conficcata nella carne. Il carcere è un contenitore troppo piccolo per tenere dentro così tante pulsioni e così grandi. Ed è un’istituzione troppo ignorata (quasi rimossa) dalla collettività per poter essere efficiente. È un mito da sfatare che l’efficacia della risposta al crimine, specie quello giovanile, specie quello non “di sangue”, possa misurarsi in metri di altezza dei muri perimetrali o in chili di chiavi alla cintola delle guardie. Sette ragazzi in fuga non sono un grande problema; la lunga vita che hanno davanti consiglierà a loro e ai loro familiari di rientrare. La risposta dello Stato, invece, se fatta unicamente di muri e di chiavi, quella sì rimarrà il problema da risolvere.”
Questo il commento del presidente dell’Ordine degli Avvocati di Milano, Vinicio Nardo, sulla “fuga di Natale” dei 7 ragazzi dal Carcere minorile Cesare Beccaria di Milano. L’Ordine, si legge nella nota, “è stato impegnato in questi anni e anche negli scorsi mesi proprio su iniziative con le istituzioni carcerarie e con il Tribunale dei Minori in particolare per le soluzioni alternative alla carcerazione. L’Ordine si è anche attivato su iniziative di sensibilizzazione sui problemi dei carcerati e ha firmato proprio questo mese un protocollo con gli altri Ordini Lombardi e le istituzioni per la prevenzione dei suicidi, che hanno raggiunto numeri allarmanti in questo 2022”.(MiaNews)