Sabato scorso, nel pieno centro di Milano, si è tenuta una manifestazione pro-Palestina che ha sollevato non poche polemiche e preoccupazioni.
Nel corso del corteo, infatti, sono stati esposti cartelli con immagini e nomi di noti politici e figure pubbliche, tra cui la senatrice a vita Liliana Segre e il ministro Guido Crosetto, etichettati come “agenti sionisti”.
Questa azione ha suscitato l’intervento della procura di Milano che ha deciso di aprire un fascicolo ipotizzando il reato di “propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa”.
Le autorità competenti, in particolare la Digos (Divisione Investigazioni Generali e Operazioni Speciali), hanno già identificato due persone coinvolte in questi atti e presto i loro nomi saranno inseriti nel registro degli indagati. Uno dei nomi menzionati è quello di ‘Chef Rubio’, noto personaggio pubblico che ha partecipato alla manifestazione organizzata dai Carc (Comitati di appoggio alla resistenza per il comunismo).
Durante l’evento, ‘Chef Rubio’ ha espresso dichiarazioni particolarmente controverse, incitando i partecipanti a marcare con lo spray le case delle persone che sostengono Israele.
Questo episodio ha generato una forte reazione da parte della comunità e delle istituzioni, data la gravità delle accuse e delle implicazioni di incitamento all’odio e alla violenza. Si tratta di una questione particolarmente delicata, dal momento che le persone coinvolte appartengono a contesti e figure pubbliche di rilievo, il cui attacco può avere ripercussioni significative sulla sicurezza e sulla coesione sociale. La procura di Milano si trova ora a dover gestire un’indagine complessa che, al di là della denuncia iniziale, potrebbe portare ad ulteriori sviluppi.
Questo tipo di propaganda e istigazione non solo viola le leggi contro la discriminazione, ma rappresenta anche un pericolo concreto per la coesistenza pacifica e il rispetto reciproco tra diverse comunità e gruppi etnici e religiosi. In sintesi, l’episodio del corteo pro-Palestina a Milano è emblematico delle tensioni e delle fratture sociali che possono emergere in contesti di conflitto internazionale, rendendo ancora più urgente il bisogno di interventi legali e istituzionali mirati a prevenire e contenere simili episodi di discriminazione e odio.