“Una città come Milano o cresce tutta oppure i grattacieli appoggeranno su qualcosa di molto fragile”. Il direttore della Caritas Ambrosiana Luciano Gualzetti ne è convinto e ripete parlando con la ‘Dire’ di aver espresso più volte quest’opinione. Per far crescere Milano bisogna sviluppare anche i quartieri più periferici: soltanto in questo modo si potrà evitare “l’esplosione” della rabbia sociale.
“Se ci sono cittadini che vivono in uno stato di indigenza o sono assediati nelle proprie case popolari, non conviene a nessuno perché prima o poi questi problemi si rifletteranno sulla città”.
Proprio per questo motivo Gualzetti auspica che Palazzo Marino continui nel suo lavoro di riqualificazione, che in questi ultimi anni ha coinvolto diverse zone del territorio. “Anche I parroci- spiega- hanno avvertito un’impegno dell’amministrazione a far in modo che i quartieri periferici avessero un’attenzione particolare”.
In questo senso risulta fondamentale continuare a ragionare sul tema delle case popolari. “E’ una questione enorme- osserva Gualzetti- che va gestita quasi caseggiato per caseggiato per entrare nel merito degli abusivi, di chi ha la casa ma non ne avrebbe più diritto e per riflettere su come mettere a disposizione le case che sono sotto soglia”.
La nuova giunta dovrà dialogare con un territorio che sta ancora affrontando le conseguenze economiche dell’emergenza sanitaria. Nei primi mesi del lockdown si sono rivolte alla Caritas Ambrosiana il doppio delle persone. Come ricorda Gualzetti, la pandemia ha pesato soprattutto su Milano, perché i settori che hanno sofferto di più sono stati quelli “concentrati in città”.
Questo fenomeno si vede ancora oggi, nei mesi in cui il territorio sta tentando di rialzarsi. “Le persone che sono state colpite dalla pandemia e che ora non riescono a trovare un lavoro sono concentrate in città”, ripete Gualzetti.
Bisognerà affrontare questo disagio e tentare di risolverlo, anche perché alcuni effetti delle restrizioni devono ancora vedersi. “Milano non può chiudersi- osserva il direttore della Caritas Amborsiana- è sempre stata inclusiva, ha sempre avuto la capacità di trovare un equilibrio tra i primi e gli ultimi”. (Dire)