“E’ evidente che i dati che abbiamo degli ospedali – su terapia intensive e posti letto – sono i più affidabili, dove non è possibile effettuare alcun ‘gaming’.
E’ un termine che io ho tradotto in italiano malamente come ‘magheggi’ e per il quale mi sono già scusato con Gallera e Fontana, ma su questi dati ospedalieri non è possibile effettuare alcun gaming perché fanno parte dei flussi del ministero della Salute e quelli sono. La Lombardia ha due terzi dei casi italiani e dal punto di vista tecnico ne risente di più”.
Lo ha detto Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, a ‘Mezz’ora in più’, su Rai3, tornando sulle sue dichiarazioni e sull’analisi finita al centro di polemiche con la Regione Lombardia, la quale ha annunciato querela.
Per Cartabellotta c’è poi una “forte sottostima dei decessi”. Questo “non lo dico io – ha spiegato – ma i dati pubblicati Iss e Istat che dicono che in Lombardia, dal 20 febbraio al 31 marzo 2020, rispetto al quinquennio precedente negli stessi mesi, c’è un eccesso di quasi 19mila decessi, con una distribuzione analoga a quella del virus. Se ho più guariti e meno morti è evidente che si tratta di un’attività di gaming”.
Poi, parlando dell’attività di Gimbe, ha aggiunto: “Il nostro monitoraggio indipendente da ormai 5 settimane monitora e documenta la costante occupazione dei posti letto in ospedale delle terapie intensive. La parte più grave della patologia in Lombardia l’abbiamo saputa gestire bene grazie anche all’impegno di medici, infermieri e strutture sanitarie. Il vero problema è se ora noi siamo capaci di affrontare con le armi giuste questa seconda fase dell’epidemia, dove sicuramente il virus avrà avuto un indebolimento generale”.
“Però – ha fatto notare – la preoccupazione è essere ragionevolmente certi che, soprattutto nelle regioni in cui c’è stata e c’è ancora una adeguata circolazione del virus, vengano messe in atto delle procedure di test e tracciatura e isolamento dei malati adeguate. Il vero problema oggi, al di là delle polemiche scoppiate con la Regione Lombardia, è che in realtà il sistema informativo nazionale sul coronavirus non è mai decollato in maniera adeguata e noi quindi ci basiamo su dati che non sono straordinariamente affidabili, né per la raccolta né per tempestività o calcolo degli indici”.
Infine ha concluso: “Siamo in una fase in cui la punta dell’iceberg, ossia i malati in terapia intensiva, si è progressivamente ridotta. Dobbiamo avere le armi affilate per far sì che non ci sia la seconda ondata”.