“Questa è una piazza di libertà. Vogliamo restare liberi di pensare”. È questo per Jacopo Coghe, portavoce di Pro Vita & Famiglia, il significato della piazza che si è riempita ai piedi del Duomo di Milano per manifestare contro il Ddl Zan.
“L’articolo 1 della legge afferma che si può scegliere il genere di riferimento- critica Coghe- Mentre l’articolo 4 lascia libertà ai giudici di incriminare un’espressione o un’idea di un libero cittadino”.
Forte la critica anche all’istituzione della giornata dell’omotransfobia che “insegnerà nelle scuole l’omosessualità, la transessualità e l’identità di genere”.
“Queste non sono le priorità del nostro paese perché esistono già leggi che tutelano tutti” puntualizza Coghe. Sui partecipanti c’è molta incertezza, complice anche il tempo instabile. Per gli organizzatori potrebbero esserci almeno un migliaio di persone, mentre le forze dell’ordine ritengono ci siano non più di 500-700 persone.
“La famiglia è il fondamentale gruppo sociale e l’ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”. Con questa dichiarazione delle Nazioni Unite, Carlo Zonato, presidente dell’UPF-Italia ha aperto la tavola rotonda sul tema “Quale famiglia .. verso quale futuro”. L’incontro si è svolto il 14 maggio per celebrare la “Giornata internazionale della famiglia” proclamata dall’ONU nel 1994, che cade ogni anno il 15 dello stesso mese. A organizzare l’evento è stata la “Federazione internazionale per la pace nel mondo” (UPF-Italia) e la “Federazione delle donne per la pace nel mondo” (WFWP-Italia). Il presidente Zonato ha spiegato come “nell’ambito della visione di pace dell’UPF, la famiglia rappresenta il cardine fondamentale e per questa ragione ogni anno, in occasione di questa giornata, dedichiamo al valore famiglia delle riflessioni significative”.
Francesca Baldini, moderatrice dell’incontro ha ricordato le parole di Papa Francesco agli “Stati generali della natalità”, che ha esortato a considerare i figli come un dono e la necessità di rientrare in questa logica del dono. Il Papa ha inoltre invitato tutti quelli che credono nella vita e nell’avvenire ad andare avanti, a non arrendersi, perché “è bello sognare, sognare il bene e costruire il futuro, perché senza natalità non c’è futuro”. La giornalista ha poi citato il Reverendo Moon: “La famiglia è la scuola dove si insegna e si impara l’amore per l’umanità. Quando i figli cresciuti nell’amore dei loro genitori vanno nel mondo, si preoccupano della gente bisognosa, come hanno imparato a casa”. La moderatrice ha aggiunto come la famiglia sia “il nucleo centrale della società, palestra dove si impara non solo a camminare a parlare, ma anche ad apprendere i valori che poi ci delineano come persone umane”.
Elisabetta Nistri, presidente della WFWP-Italia, ha affermato come “senza famiglia e senza figli non c’è sviluppo, non c’è rinnovamento, non c’è economia e non c’è futuro”. Ha ricordato come sia urgente che questa istituzione “vada sostenuta attraverso adeguate politiche economiche e agevolazioni, soprattutto per quanto riguarda il lavoro femminile”. Ha poi parlato dell’importanza della maternità come occasione di arricchimento e di crescita e che pari alla paternità , permette di sviluppare il senso di responsabilità verso il prossimo, un aspetto che porta beneficio anche al mondo del lavoro al rientro. Ha posto poi l’accento sul valore delle relazioni affettive per la formazione del carattere dei giovani e del ’tempo di qualità’ da dedicare ai figli. Aggiungendo come “un carattere maturo da parte dei giovani è anche il modo migliore per prevenire il fenomeno della violenza sulle donne”. Ha concluso sottolineando come i legami all’interno della coppia, nella famiglia e nella società debbano fondarsi sull’amore altruistico, per creare relazioni armoniose e felici.
Ha preso la parola Donatella Bramanti, docente di Sociologia della famiglia. Con l’ausilio di grafici ha dimostrato come “per gli italiani l’ambito più importante per la loro vita sia la famiglia, anche per la fascia dei più giovani, ma come il matrimonio sia in caduta libera”. Ha quindi rilevato “il sorpasso dei matrimoni di rito civile su quelli religiosi e il fenomeno emergente delle libere unioni, come alternativa alla formalizzazione del vincolo coniugale. Testimonianza di come le generazioni più giovani non comprendano il significato del vincolo matrimoniale e la sua valenza pubblica e sociale”. Ha spiegato come “la maggioranza delle persone vorrebbe avere due o più figli, ma poi nei fatti difficilmente ci si arriva”. La speranza è che “questo divario possa essere colmato dai provvedimenti di cui si sta parlando, un impegno complessivo della società, che potrebbe portare un aiuto ai più giovani, che desiderano formare una famiglia e avere dei figli”.
Per Luciano Sesta, docente di Filosofia Morale e Bioetica, “se nell’ambito pubblico prevalgono conflitto e competizione, nell’ambiente famigliare continua a esserci una dimensione di collaborazione e di accoglienza gratuita”. Ha poi paragonato la famiglia come “l’acqua, tra le cose più semplici e vitali che ci sia, e come ci si accorga della sua importanza più quando non c’è che quando c’è”. Parlando dei conflitti famigliari ha rilevato come “siano quelli che fanno più male e non sarebbero così dolorosi se il valore che colpiscono non fosse sublime”. “La famiglia è il cuore della società, è l’ultimo rifugio, e la crisi che lacera i legami affettivi e famigliari colpisce la società nel suo nucleo più intimo”. Ha terminato affermando come “il legame di filiazione, il voler diventare genitore, la solidità del legame che tiene uniti le madri e i padri ai loro figli è il punto della famiglia tradizionale su cui rilanciare una possibile ricostruzione”.
“C’è una situazione che potrebbe sembrare difficile e disastrosa, ma io credo nei genitori e in questa nuova forma di famiglia contemporanea, se poggiata sui valori, ma con consapevolezza e capace di condividerli”. Con queste parole Annalisa Ronchi, Family e Teen coach ha aperto il suo intervento. Ha ricordato l’importanza che i genitori abbiano ben chiaro cosa ci sia dietro i loro “no”e i loro “sì” e come la loro forza interiore sia scandita da questa consapevolezza. Ha quindi citato Rudolf Steiner: ”Nel primo settennio dobbiamo nutrire i bambini di bontà; nel secondo settennio di bellezza; perché nel terzo settennio possano vedere la verità attraverso gli occhi della bontà e della bellezza”. “ La famiglia e l’educazione dei figli dovrebbero fondarsi sulla comprensione che nelle persone e nelle situazioni c’è sempre qualcosa di buono e di bello”. Concludendo, “la famiglia è cambiata, ma nel cuore deve rimanere sempre salda nei valori”.
L’incontro si è terminato con una lunga sessione di domande e risposte con i numerosi partecipanti intervenuti.