Detenuto 18enne muore carbonizzato a San Vittore

Un giovane detenuto di appena 18 anni, di origine egiziana, è tragicamente deceduto la scorsa notte nel carcere milanese di San Vittore.

La causa della morte è stata il fuoco che ha avvolto la sua cella. Dai primi rilievi effettuati sembra che l’incendio sia stato appiccato dallo stesso ragazzo insieme al suo compagno di cella.

Il detenuto si trovava in prigione con l’accusa di rapina, come riferito da fonti affidabili alla testata giornalistica Adnkronos.

Fortunatamente, il compagno di cella è rimasto illeso e non ha avuto bisogno di cure mediche particolari. Sono attualmente in corso indagini dettagliate per cercare di capire meglio le circostanze che hanno portato a questo tragico evento. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia Penitenziaria, ha dichiarato che non si crede possa trattarsi di un suicidio.

Tuttavia, ha sottolineato come questa sia un’ulteriore tragica morte che si aggiunge a quelle di altri 70 detenuti e di 7 agenti penitenziari che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, paragonando questa situazione a un vero e proprio bollettino di guerra. De Fazio ha inoltre evidenziato come l’episodio avvenuto a San Vittore metta in luce la crisi profonda e senza precedenti che affligge il sistema penitenziario italiano. Secondo lui, il fatto che le conseguenze dell’incendio non siano state ancora più devastanti è merito dell’intervento rapido e professionale della polizia penitenziaria.

Nonostante il personale sia ridotto all’osso, estenuato fisicamente e umiliato moralmente, sono riusciti a mettere in salvo il secondo detenuto e a impedire che le fiamme si propagassero ulteriormente dentro al carcere. Questo tragico evento accende i riflettori sulle problematiche strutturali e organizzative del sistema carcerario, sollevando interrogativi importanti sulla sicurezza e sul benessere sia dei detenuti che degli operatori penitenziari. Le indagini proseguiranno per fare chiarezza su quanto accaduto e per cercare di prevenire futuri casi simili.

Nel carcere di San Vittore, attualmente, sono detenute 1.100 persone, nonostante la struttura sia progettata per ospitarne solo 445. Questo significa che il tasso di sovraffollamento nel carcere supera il 247%. Una situazione simile rappresenta una problematica grave e complessa che necessita di interventi urgenti e mirati. Attualmente, la sorveglianza delle persone detenute è affidata a 580 agenti della polizia penitenziaria. Tuttavia, il numero ideale di agenti necessari per gestire adeguatamente la situazione sarebbe almeno di 700.

Questo denota una scopertura del 17%, uno squilibrio che influisce negativamente sulla sicurezza e sul buon funzionamento del carcere. La situazione delle carceri in Italia richiede un’attenzione particolare da parte del Governo. Ci si aspetta che le autorità competenti non solo prendano consapevolezza del problema ma anche che agiscano concretamente. È essenziale ridurre immediatamente la densità della popolazione carceraria. Attualmente, ci sono circa 15.000 detenuti in più rispetto alla capienza totale delle carceri italiane. Questo dato sottolinea l’urgenza di adottare misure deflattive. Inoltre, è fondamentale rafforzare il Corpo di polizia penitenziaria, che al momento ha una carenza di oltre 18.000 unità. Senza un numero sufficiente di agenti, è impossibile garantire un adeguato controllo e sicurezza all’interno delle carceri. Non solo la sicurezza deve essere migliorata; è altresì necessario assicurare un’adeguata assistenza sanitaria e psichiatrica ai detenuti. Questo implica la presenza di strutture sanitarie funzionanti e di personale medico specializzato all’interno delle prigioni. Le condizioni igieniche e la salubrità degli ambienti devono essere priorità fondamentali.

Infine, è imperativo riorganizzare l’intero sistema carcerario italiano. Senza una riorganizzazione e un approccio più sistemico, le problematiche attuali continueranno ad aggravarsi. In caso contrario, purtroppo, si continueranno a registrare decessi quotidianamente, decessi per i quali non si possono non individuare delle responsabilità, non solo da un punto di vista morale ma anche istituzionale. Queste riflessioni sono state espresse da De Fazio, che conclude sottolineando la gravità della situazione e la necessità di interventi urgenti e mirati per evitare ulteriori tragedie e migliorare complessivamente il sistema penitenziario.