“Ferme restando le responsabilità, che potrebbero avere anche rilevanza penale, in capo alla dirigenza del Corpo Forestale dello Stato, è sconcertante il fatto che l’Arma dei Carabinieri, subentrata nei rapporti attivi e passivi al CFS, non abbia ancora dimostrato concretamente di voler risolvere il problema sollevato da coloro che sono oggi suoi dipendenti a tutti gli effetti, lasciando dunque i militari in una situazione di incertezza su un tema, quello del trattamento di quiescenza e della buonuscita, che rischia di comprometterne la serenità lavorativa e la qualità di vita in vecchiaia. Per questo motivo – conclude Egidio Lizza – valuteremo ponderatamente di procedere contro il datore di lavoro se il problema riscontrato non rientrasse”.