Il nuovo governo sembra prendere forma, poco alla volta. Se dovesse arrivare l’approvazione del Presidente della Repubblica Mattarella, il Parlamento italiano dovrebbe riunirsi nelle prossime settimane per impostare il proprio lavoro. Rischia però di rimanere in secondo piano la questione del gioco d’azzardo, che non è comparsa nei punti principali della bozza di contratto tra Movimento 5 Stelle e Lega. Probabilmente anche per motivi economici, visto che l’industria porta nelle casse dell’erario introiti non indifferenti.
I dati relativi al 2017 parlavano di circa 95 miliardi di euro di raccolta complessiva. Di questi circa 76 miliardi sono tornati ai giocatori sotto forma di payout, mentre i restanti 19 sono stati divisi equamente tra Stato e imprese. Con i costi preventivati da alcune manovre auspicate dai due partiti, è difficile che una manovra sia la rinuncia a una fetta degli introiti derivanti dal gambling. Il gettito italiano rimane nettamente superiore a quello di diverse altre nazioni europee, quasi il quadruplo rispetto a Spagna e Germania. Il primato viene confermato nel rapporto tra spesa effettiva e PIL, con l’Italia allo 0,8%, il Regno Unito allo 0,7% e le altre nazioni dallo 0,5% in giù. Il risultato è in perfetta linea con la realtà nazionale, che conta più di 100.000 impiegati nel settore dell’azzardo. In tutto sono 6.600 le imprese registrate nel nostro Paese, senza dimenticare che le macchinette portano guadagni preziosi a bar, edicole e tabaccherie.
A livello regionale, la situazione è poco equilibrata. Il volume di gioco si concentra intorno alle grandi città e alle regioni che le contengono. Così la Lombardia è al primo posto nazionale, con una raccolta di circa 14 miliardi di euro all’anno. Roma è la città con il maggior numero di macchinette e la spesa più alta, ma il Lazio litiga per il secondo posto con la Campania di anno in anno. Se si considera la raccolta pro capite la situazione è invece differente, con l’Abruzzo che spunta dalle retrovie per conquistare la prima posizione. Ogni abruzzese maggiorenne scommette in media 1.767 euro all’anno, poco più di Lombardia (1.748) ed Emilia-Romagna (1.668). Nel meridione invece i valori medi della raccolta sono più bassi della media, ma nella spesa pro-capite viene recuperato terreno. Nel sud uno dei problemi principali è legato al gioco online, soprattutto per i neo-maggiorenni.
Il primato della Lombardia tuttavia non sembra in discussione né per il digitale né per il terrestre. A dare una spinta al settore potrebbero essere le ultime sentenze del Tar regionale, che di fatto ha sconfessato i provvedimenti anti-azzardo di alcune città. A Brescia è stata sospesa l’ordinanza che limitava gli orari di apertura degli esercizi, a Milano è stato fermato uno stop agli apparecchi di una sala bingo. Di positivo invece il rinnovo della lotta al gioco illegale, un altro dei problemi cui lo Stato ha deciso di porre freno. La Lombardia rimane un punto di riferimento nel settore del gambling e nel suo contrasto, ma proprio per questo dovrà dimostrare maggiore fermezza nell’applicazione dei provvedimenti legislativi.