Si è svolta ai giardini Falcone e Borsellino di Via Benedetto Marcello la commemorazione per il 31esimo anniversario della strage di Capaci, in cui il 23 maggio 1992 persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, sua moglie Francesca Morvillo e la scorta.
Presenti, inoltre, l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolé, la referente di Libera Lucilla Andreucci, il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Milano Alessandra Cerreti, il comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Milano Nicola Micele, oltre al maestro Raffaele Kohler, che ha accompagnato con le note della sua tromba l’evento commemorativo.
Alle 17.58, orario esatto dell’attentato, un mezzo dei vigili del fuoco ha accompagnato con la sirena la posa di un mazzo di fiori sul cippo in memoria delle vittime, da parte della vicesindaco di Milano Anna Scavuzzo.
“Non vi nascondo che è sempre un’emozione essere qui, parlare al posto del sindaco, perché siamo di nuovo qui con le istituzioni civili militari e religiose. Siamo cambiati e cresciuti ma non è diminuito l’impegno che ci porta qui ogni anno. La mia memoria va allo scorso anno quando ero a Capaci, quando ho avvertito un ponte fortissimo tra Milano e Palermo. Parlando alle scolaresche ho ricordato questi momenti insieme. Abbiamo consolidato un vero legame tra le due città, ma non solo tra Milano e Palermo bensì tra tutte le città che in momenti come questi si fanno comunità” ha detto la vicesidaco dal palco. Al termine della cerimonia ha poi aggiunto: “Milano nella lotta alla mafia ha il ruolo di una città che continua a impegnarsi perché la comunità tutta possa stabilire l’alleanza necessaria perché la cultura antimafiosa sia più forte di quella mafiosa. Poi certamente Milano è una città che racconta tanto al mondo economico e alla crescita del nostro Paese, è importante che sappia fare i conti con le tante e troppe infiltrazioni mafiose. Anche questo è un compito che Milano assume assieme a tutte le altre città contro le infiltrazioni, da combattere anche con metodi amministrativi”.
A margine della cerimonia è intervenuto anche Nando Dalla Chiesa, presidente onorario di Libera. “Falcone si muoveva dentro tessuti di cultura e di relazioni mafiose, diceva che i magistrati avrebbero dovuto avere un rigore morale professionale adeguato al pericolo che stanno affrontando in nome del Paese – ha detto -. Lui ha cercato di averlo e penso che tutti gli dovrebbero essere riconoscenti per aver inserito la componente morale dentro la cultura professionale. Il metodo Falcone senza rigore morale non esiste”.(MiaNews)