Il 22 Marzo ricorre la Giornata Mondiale dell’Acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite con l’obiettivo di sensibilizzare sull’importanza di questa risorsa così vitale e preziosa e al contempo fortemente minacciata dall’azione dell’uomo. A questo scopo Legambiente per questa edizione ha pubblicato il dossier Acque in rete: criticità e opportunità per migliorarne la gestione in Italia, dedicato all’accessibilità delle acque potabili nel nostro Paese.
Negli ultimi anni, il clima e le sostanze inquinanti rilasciate in ambiente sono cambiate e si è resa evidente e necessaria una nuova legislazione europea per proteggere la salute umana, anche in risposta ad un’iniziativa dei Cittadini europei che ha raccolto oltre 1,8 milioni di firme. Per questo il 12 gennaio 2021 è entrata in vigore la nuova Direttiva Europea 2020/2184 sulle acque destinate al consumo umano, che gli Stati membri dovranno recepire entro il 2023modificando i parametri utilizzati per il controllo della potabilità.
La normativa ha l’obiettivo di assicurare la buona qualità e la sicurezza dell’acqua di rubinetto per tutti, attuando alcuni principi strategici quali: accesso all’acqua salubre per tutti; aggiornamento degli standard qualitativi, modificando i limiti per alcuni parametri e aggiungendone altri relativi a nuove sostanze (esempio i PFASs); requisiti minimi e uniformi di igiene per i materiali impiegati in tutto il ciclo dell’acqua; promozione dell’acqua del rubinetto; miglioramento della comunicazione verso il cittadinoattraverso bollette o mezzi digitali; approccio alla sicurezza basato sul rischio e elaborazione di Piani di Sicurezza delle Acque (Water Safety Plan).
A fronte di questo percorso legislativo, rimangono però preoccupanti i dati che riguardano lo stato chimico dei corpi idrici sotterranei che rappresentano la principale riserva d’acqua della nostra regione. In Lombardia nell’anno 2019, al 67% degli acquiferi è stato attribuito uno Stato Chimico “non buono”. Le principali sostanze responsabili dello scadimento di stato sono: nitrati, solfati, fluoruri, cloruri, boro, insieme a metalli, sostanze clorurate, aromatiche e pesticidi.
«L’adeguamento della Direttiva Europea sulle Acque pone al centro dell’attenzione i contaminanti emergenti – spiega Damiano Di Simine, Coordinamento scientifico di Legambiente Lombardia – ma senza trascurare gli inquinanti tradizionali. A destare grande preoccupazione è in particolare la elevata concentrazione di nitrati delle falde di gran parte della Lombardia, conseguenza di perdite da parte dei sistemi fognari nelle aree urbane, ma anche di un carico zootecnico davvero eccessivo e che comporta smaltimenti di masse di liquami fortemente eccedenti il fabbisogno delle colture su cui vengono applicati. Si tratta di un tema prioritario per la nostra regione, insieme a quello relativo alla diffusa presenza di pesticidi nelle acque».
Le risorse idriche prelevate per uso potabile in Lombardia rappresentano il 15,4% del dato nazionale. Il consumo domestico pro-capite medio in Lombardia è di 189 litri per abitante al giorno, il più alto in Italia. Con la Città Metropolitana di Milano che tocca nel 2019 i 269 l/ab/gg. È invece più rassicurante, ma ancora non soddisfacente, lo stato delle perdite di rete. Secondo i dati del Rapporto Ecosistema Urbano 2020, le perdite percentuali medie dei capoluoghi di provincia aggregati per regioni, ci dicono che la Lombardia ha una percentuale che si aggira sul 22%,dove però Milano risulta il capoluogo di regione con la più bassa quota di acqua dispersa: il 13,7%. In Lombardia sono stati raggiunti buoni progressi nella riorganizzazione e razionalizzazione delle gestioni dei servizi idrici, ma resta necessario un loro rafforzamento e una più intensa e stretta integrazione operativa tra le diverse società pubbliche provinciali al fine di fare sistema, incrementando così le capacità gestionali, tecniche, finanziarie e di ricerca e innovazione.
In termini assoluti il capoluogo con i valori maggiori di consumi risulta essere Milano, con numeri elevatissimi, pari a circa 182 milioni di mc di acqua erogata, di cui oltre 136 milioni di mc utilizzati per consumi domestici. La città che ha i prelievi più bassi, invece, è Sondrio con 3 milioni di mc, 2,3 milioni di mc di acqua immessa e circa 2 milioni di mc di acqua erogata.
«È necessario agire in modo incisivo sulla riqualificazione idrica degli edifici e degli spazi urbani definendo gli obiettivi di separazione delle acque bianche e grigie e le pratiche per il loro riutilizzo, stabilendo l’obbligo sia di recupero delle acque piovane per tutti gli usi compatibili, sia di installazione di sistemi di risparmio idrico. Inoltre, occorre favorire il recupero della permeabilità in ambiente urbano attraverso la diffusione di Sistemi di drenaggio sostenibile (SUDS) e Soluzioni Naturali (NBS) che sostituiscano l’asfalto e il cemento non necessari con cui si continua a impermeabilizzare piazzali, parcheggi e marciapiedi delle nostre città, insieme a sistemi di accumulo delle acque di pioggia – spiega Lorenzo Baio, responsabile acque di Legambiente Lombardia – Per ridurre gli sprechi e aumentare il riuso è sempre più urgente l’esigenza di programmare, ove possibile, una doppia rete di prelievo e distribuzione per distinguere chiaramente l’acqua potabile destinata al consumo umano da quella destinata ad altri usi, come per esempio l’irrigazione dei giardini, i lavaggi delle strade e delle auto, gli sciacquoni, fino a grandi usi quali quelli industriali e agricoli. Occorre anche limitare gli sprechi domestici nelle grandi città: per questo gli appelli e le raccomandazioni non bastano, occorre introdurre sistemi di misura e tariffazione dei consumi delle singole utenze condominiali».
I dubbi, la scarsa pubblicità sulla bontà delle nostre acque del rubinetto a fronte di investimenti milionari delle aziende imbottigliatrici, spingono molte persone verso l’acqua in bottiglia. Con 8 miliardi di bottiglie da 1,5 litri di acqua minerale e un consumo pro-capite di oltre 220 litri all’anno, l’Italia è tra i primi paesi al mondo per consumo di acqua imbottigliata. Un’anomalia del tutto ingiustificata a fronte di una qualità mediamente buona dell’acqua erogata dalle reti idriche. Un minore consumo di acqua in bottiglia potrebbe, infatti, far risparmiare ad ogni famiglia centinaia di euro l’anno, riducendo drasticamente anche i rifiuti in plastica, compresi quelli dispersi nell’ambiente e nei mari. La maggior trasparenza richiesta e i parametri più restrittivi introdotti dalla direttiva europea sono importanti anche per combattere la sfiducia nei controlli dell’acqua di rubinetto e al contempo per responsabilizzare i cittadini.
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