La ‘Blue Whale Challenge’, ossia la sfida online in cui gli adolescenti devono affrontare 50 prove estreme ordinate da ‘curatori’, “non pare avere i connotati di una stabile associazione di persone realmente esistente, ma sembra piuttosto atteggiarsi quale fenomeno sociale spontaneo sviluppatosi per emulazione”.
Lo ha scritto il giudice di Milano Angela Martone nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 1 anno e mezzo di carcere, con l’aggravante dell’essersi avvalsa “della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete”, una giovane accusata di aver costretto, via social, una 12enne a gesti autolesionistici. (ANSA).