L’accorata lettera alla giunta in materia di ciclabilità arrivata da una delle tante sigle di rappresentanza dei tassisti, TAM – Tassisti Artigiani Milanesi, che rimprovera all’amministrazione cittadina di non avere progettualità o sguardo d’insieme e di aver rivoluzionato negativamente la viabilità della città: in sostanza, di aver lanciato una crociata contro le automobili nel corso di una “campagna green”.
Se qualcuno avesse davvero lanciato una campagna contro gli automobilisti, sarebbero i tassisti sarebbe i primi a beneficiarne. A patto che sia intelligente vedere in termini così ostili il necessario riequilibrio delle quote di mobilità mobilità milanesi, avere meno automobili vorrebbe dire meno congestione, quindi più opportunità di lavoro per un mestiere duramente colpito dalla pandemia. Mancanza di uno sguardo d’insieme è piuttosto attribuire alla presenza delle nuove piste ciclabili tutta la congestione e il traffico di cui parla l’associazione di categoria. La realtà, infatti è ben diversa.
“Il presidente di TAM se la prende se la prende con il traffico incolonnato in corso Buenos Aires e in Corso Venezia, che produce inquinamento e fa perdere tempo ai lavoratori milanesi. Il problema sono le troppe auto o le troppe bici?” chiede Andrea Poggio, responsabile nazionale Legambiente per la mobilità sostenibile. “Nuove piste, corsie o percorsi con priorità alla bicicletta si estenderanno per centinaia di chilometri in tutta la città. Inoltre, grazie agli emendamenti al Codice della Strada entrati da poco in vigore, la maggior parte delle strade di tutte le città d’Italia avranno velocità limitata a 30 all’ora. Milano dispone di ben 2.000 Km di strade urbane: non si può pretendere che la maggioranza siano ad uso esclusivo delle automobili, quando in auto si compiono solo un terzo circa degli spostamenti cittadini.”
Le “corsie fantasma” di cui ha parlato il presidente di TAM, almeno pensando alle due strade citate ad esempio, hanno come criticità non tanto l’assenza di una progettualità coerente, com’è stato affermato, ma quella di aver voluto conciliare la necessaria promozione della mobilità ciclistica con la conservazione a tutti i costi della sosta esistente: una soluzione che aumenta di fatto la congestione senza favorire il commercio, soprattutto in Corso Buenos Aires.
“Le ciclabili milanesi attaccate da TAM sono da tempo previste nel Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, in vigore dal 2018, e ribadite in Strade Aperte, il documento di fine aprile che ha delineato gli interventi di urgenza per la ripresa dalla pandemia in tema di mobilità,” precisa Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia. “Una ciclabilità diffusa garantisce un’alternativa efficiente e sostenibile al trasporto collettivo e alla motorizzazione privata, garantisce il distanziamento fisico, migliora la risposta immunitaria dei cittadini. I tassisti di TAM dovrebbero avere maggiore lucidità: la ciclabilità è loro alleata, non un nemico da combattere.”
La giunta milanese sta provando a cambiare strada rispetto al passato: da una città fatta per le automobili a uno spazio pubblico dove i cittadini avranno finalmente libertà di scelta su quale veicolo utilizzare. In uno scenario autocentrico come quello di Milano (un’automobile ogni due cittadini) la ciclabilità sembra ancora un di più, qualcosa da aggiungere senza togliere nulla a una motorizzazione indiscriminata pericolosa e inefficiente.
“Manca una seria riflessione sul traffico da bollino nero lamentato dall’associazione di categoria milanese: ad esempio aver tenuto aperte AreaC e AreaB, e non aver regolamentato diversamente la sosta.” afferma Federico Del Prete, presidente del circolo Legambici di Milano. “Usare l’automobile a Milano è ancora troppo facile, diversamente da altre città europee. Si potrebbe piuttosto dire che la ‘campagna green’ di cui ha parlato l’associazione non è stata affrontata con la determinazione necessaria. I dati delle centraline milanesi parlano chiaro: siamo costantemente sotto infrazione per le emissioni inquinanti. Una volta ripristinate le chiusure al traffico, il punto su cui iniziare a fare d’ora in poi leva è il diritto percepito di poter parcheggiare sempre, comunque e dovunque, magari anche gratis: insieme alla scarsa certezza della pena in caso di infrazione, è questo l’ostacolo da superare per una città a misura di persone di tutte le età e le abilità, piuttosto che le irricevibili rivendicazioni di una categoria che potrebbe contribuire in modo più innovativo e costruttivo al dibattito sulla mobilità. Basta con l’idea che chi usa la bicicletta è un fannullone: allo stesso modo si potrebbe pensare che i tassisti sappiano lavorare solo in una città vuota.”