Il 24 maggio ricorre la Giornata Europea dei Parchi, istituita nel 1999 dalla Federazione EUROPARC per celebrare le aree protette ricordando il giorno in cui nel 1909 venne costituito in Svezia il primo parco europeo.
Ad oggi poco meno del 23% del territorio lombardo ha una forma di tutela: il Piano Regionale delle Aree Protette previsto dalla legge 86 del 1983 ha prodotto un sistema che oggi include 24 parchi regionali, 3 riserve naturali statali e 67 regionali, 33 monumenti naturali, 107 parchi locali di interesse sovracomunale e 245 siti di Rete Natura 2000 affidati a 85 enti gestori, finanziati per la gran parte dagli Enti locali e per circa 9 milioni di euro dalla Regione Lombardia. Non è lontano l’obiettivo, stabilito a livello europeo, di raggiungere il 30% di territorio coperto da aree protette, ma in Lombardia mancano ancora alcuni fondamentali tasselli.
«Anche alla luce della “Strategia per la Biodiversità al 2030” approvata esattamente un anno fa dall’Unione Europea, oggi più che mai è importante completare la rete delle aree protette lombarde – sottolinea Barbara Meggetto, presidente Legambiente Lombardia –. A quasi 40 anni dalla legge regionale mancano almeno 8 parchi e alcuni importanti riconoscimenti a tutela di luoghi unici nel proprio genere. Impegno questo che richiederebbe una presenza attiva della Regione e del suo assessore ai parchi, ma i segnali di Palazzo Lombardia vanno in senso contrario: la proposta di legge regionale sul Parco Sud punta a snaturare quest’area protetta invece di rilanciarla, mentre nello storico Parco del Ticino la Regione, invece di proteggere gli habitat più preziosi, sta avallando la decisione di SEA di distruggere la brughiera del Gaggio, in prossimità di Malpensa. Assessore Rolfi, se c’è batta un colpo!”.
Per Legambiente Lombardia, per il completamento della rete ecologica lombarda mancano all’appello: il Parco Metropolitano e Agricolo milanese, per abbracciare la città creando una cintura che includa le aree verdi esistenti; il Parco dell’Oltrepò pavese e del fiume Staffora; quello della Val Codera e delle Retiche come parco alpino che comprenderebbe le importanti aree Natura 2000 già istituite; il grande parco del Po per mettere a tutela il sistema delle acque della Pianura Padana; il Parco della bassa valle del Lambro che completerebbe la protezione del fiume in un prezioso territorio agricolo; i parchi climatici dell’Olona e del Seveso per migliorare le capacità di adattamento climatico dei territori più intensamente cementificati della regione; il Parco dei Colli di Brescia e il Parco della Franciacorta. Inoltre va annoverato anche l’ampliamento della ZPS Parco “Triangolo lariano” del Sasso Malascarpa che ha già avuto consenso formale dei Comuni coinvolti e di ERSAF, ma la cui istituzione da parte della Regione è ferma da mesi. E la Brughiera del Gaggio, inserita nel Parco del Ticino, ma a rischio scomparsa a causa dell’ampliamento dell’area cargo dell’aeroporto di Malpensa.
«I parchi e le aree naturali protette sono una grande sollecitazione per le comunità interessate a misurarsi con politiche di sviluppo innovative basate sulla qualità ambientale, la tutela della biodiversità e la coesione territoriale. Ma rappresentano anche un’opportunità non certo secondaria per lo sviluppo economico locale, dal turismo alle produzioni di eccellenza nel settore agro-silvo-pastorale, alla buona gestione degli allevamenti e delle specie selvatiche. Ma pe questo occorre incrementare i finanziamenti ai parchi che sono diminuiti negli ultimi anni e sono del tutto insufficienti per affrontare la sfida climatica e rispondere alla richiesta territoriale di fruizione di aree naturali» conclude Meggetto.
Sul tema Legambiente nazionale ha pubblicato un dossier dal titolo “Parchi ad emissioni zero” per illustrare la transizione ecologica nelle e grazie alle aree protette in Italia.