Un rapporto della Camera di Commercio di Milano del 2022 ha evidenziato che il 40% delle famiglie milanesi spende più del 30% del proprio reddito per l’affitto o il mutuo, superando la soglia di sostenibilità raccomandata dall’OCSE.
In questo quadro si inserisce la vicenda del possibile conferimento del patrimonio del Pio Albergo Trivulzio a Invimit e i conseguenti sfratti, disdette e indennità di occupazione degli inquilini. Il passaggio al fondo immobiliare porta dei ragionamenti economici che prescindono dalle necessità degli inquilini, che godevano di un canone agevolato. Per dare un’idea, questa vicenda coinvolge più di 700 alloggi e presenta vari piani di lettura.
Il primo aspetto evidente è la solidarietà verso gli ormai ex-inquilini che, decenni fa, ottennero queste case in virtù di uno statuto che prevedeva che alcuni degli immobili,conferiti in 500 anni da benemeriti milanesi, fossero destinati ai lavoratori di Milano. L’obiettivo era mantenere la possibilità di abitare in città anche per i lavoratori a reddito medio-basso e impedire l’innalzamento dei prezzi immobiliari. Purtroppo, la logica della conferimento a un fondo di valorizzazione contraddice la visione iniziale.
C’è poi l’indignazione per il fatto che alcune unità abitative siano finite a persone non aventi diritto o siano state utilizzate per speculazioni, contribuendo così ad aumentare la vita in città che diventa sempre più un lusso per pochi.
Ma, oltre a questo, emerge una visione più ampia della città che si desidera costruire. Durante la Commissione Quinta del Municipio 1, tenutasi martedì 2 luglio, i cittadini hanno sollecitato la politica a prendere una posizione sul tema della casa a Milano. Si vuole una Milano proiettata nel futuro, abitata da turisti di alto livello e manager di grandi aziende, una città che vive di affitti brevi, portando al declino dei negozi di vicinato, delle botteghe storiche, degli artigiani e degli artisti, dei quartieri?
La città che vorremmo è una Milano dove innovazione e globalizzazione si armonizzino con la nostra storia e con la nostra cultura. Una Milano dei negozi di vicinato, degli artigiani, degli artisti e soprattutto dei cittadini. Una città capace di far convivere i ritmi veloci delle grandi multinazionali con la dimensione più quotidiana, quella dei quartieri, del lavoro, delle botteghe, degli artigiani, quella dei nostri vecchi milanesi.
Il settore immobiliare è cruciale in questa visione. Già ora si vedono segnali di sofferenza: lavoratori delle forze dell’ordine, del comparto sanitario, della ristorazione e dell’artigianato non riescono più a vivere a Milano con gli stipendi attuali e cercano lavoro e casa altrove. Questa diaspora di cittadini e lavoratori rischia di lasciare la città a uso di manager e turisti, ma senza servizi adeguati.
Il patrimonio del Pio Albergo Trivulzio, dei Martinitt e delle Stelline aveva l’obiettivo di permettere ai lavoratori dei servizi e della pubblica amministrazione, in particolare del settore sanitario, di continuare a vivere in città, contribuendo anche al mantenimento dei servizi sanitari e assistenziali del PAT.
La politica deve assumersi la responsabilità di gestire il conferimento di questi immobili a fondi di valorizzazione economica, dando indirizzi che permettano di realizzare la visione di una Milano dove futuro e innovazione convivano con la storia e le attività dei milanesi. Decidere quale quota mantenere destinata a lavoratori di medio basso reddito e dove andare ad adeguare gli affitti ai prezzi di mercato per permette il mantenimento dei servizi sociosanitari del Pat.
Mantenere la nostra identità culturale non solo è doveroso perché è un patrimonio di biodiversità umana e culturale, ma continuerà ad attrarre turisti e investimenti, offrendo qualcosa di unico agli abitanti-pro tempore tanto amati da questa amministrazione.
Stefania Bonacorsi (Consigliere Municipio 1 Forza Italia)