Sono entrati più volte, scendendo dalle scale e poi risalendo, nel locale in cui è contenuto il serbatoio di azoto liquido, i due operai morti due giorni fa a Pieve Emanuele (Milano), mentre si apprestavano a rifornire la cisterna con la sostanza usata nei laboratori dell’università Humanitas, e poi sono scesi un’ultima volta, probabilmente dopo aver mosso a più riprese qualche valvola dell’impianto, e non sono più riusciti a risalire e sono deceduti per una fuoriuscita di azoto. E’ ciò che si vede, a quanto si è saputo, nelle immagini di una telecamera acquisita dai carabinieri nelle indagini della Procura di Milano.
Intanto quattro persone, tra legali rappresentanti e amministratori delle aziende Sol e Autotrasporti Pe’ di Costa Volpino (Bergamo), sono state iscritte nel registro degli indagati per l’ipotesi di omicidio colposo in relazione alle morti di Emanuele Zanin e Jagdeep Singh operai deceduti due giorni fa a Pieve Emanuele (Milano) per una fuoriuscita di azoto mentre si apprestavano a caricare una cisterna di azoto liquido usato nei laboratori dell’università Humanitas. Le iscrizioni sono atti di garanzia per procedere con gli accertamenti tecnici irripetibili e con l’autopsia nelle indagini dei pm milanesi.
Nelle prossime ore, nell’ambito dell’inchiesta coordinata dall’aggiunto Tiziana Siciliano e dal pm Paolo Filippini, saranno inoltrate le informazioni di garanzia con le relative comunicazioni sugli accertamenti tecnici irripetibili, in particolare sull’autocisterna e sul serbatoio di azoto, e per l’autopsia (non ancora fissata). Le iscrizioni, atti dovuti a garanzia, riguardano due legali rappresentanti e amministratori della ditta di autotrasporti, per la quale lavoravano i due operai, e due legali rappresentanti e amministratori della Sol, il gruppo che si occupava delle forniture di azoto per l’Humanitas. Intanto, sul tavolo degli inquirenti sono arrivate le prime informative dei carabinieri, gli atti del sequestro dell’autocisterna e del serbatoio e anche le immagini di una telecamera collocata vicino alla cisterna da cui si sarebbe verificata la perdita di azoto che ha ucciso i lavoratori. Una delle ipotesi è che i due operai siano scesi senza protezioni adeguate nel locale in cui è installato il serbatoio, forse per armeggiare con qualche valvola e probabilmente per risolvere qualche problema o anomalia sorta e che avrebbe bloccato le operazioni di rifornimento, mentre l’autocisterna era parcheggiata sopra, vicino alla parte alta del serbatoio. Un operaio è stato trovato senza vita vicino alla cisterna e l’altro nei pressi della scala di ferro di accesso. Quest’ultimo, dunque, potrebbe essere intervenuto per soccorrere il collega in un disperato tentativo di salvarlo. Le risposte sulle cause della fuoriuscita di azoto e sulla presenza in quel locale dei due operai (per rifornire non c’era la necessità di scendere giù) potrebbero arrivare dalle consulenze tecniche disposte dai pm con gli accertamenti irripetibili, a cui potranno partecipare anche i consulenti degli indagati e dei familiari delle vittime. La Procura dovrebbe nominare un ingegnere meccanico.(ANSA)