Piano freddo, 2 utenti su 3 sono nuovi ed aumenta età media

Due terzi delle persone che hanno chiesto accesso al Piano Freddo sono volti nuovi. L’età media dei senza dimora cresce mentre le persone che chiedono aiuto sono per la maggior parte uomini – le donne si attestano al 30%. Queste sono le caratteristiche delle persone in difficoltà e che accedono ai centri diurni della città di Milano. Si tratta di ‘drop in’, in cui trovare un ristoro, dei vestiti puliti, diverse tipologie di accoglienza. Due importanti realtà di accoglienza sul territorio cittadino hanno raccontato le loro esperienze durante la seduta delle commissioni Welfare e Salute Ordine.

Alla discussione dell’ordine del giorno “Unità Mobili di Strada e Centri Diurni per Senza Fissa Dimora” hanno preso parte l’assessore al Welfare e Salute Lamberto Bertolè; Cristiano Bregamo, coordinatore del Centro Diurno di bassa soglia drop in Miramare della Cooperativa “Lotta Contro L’Emarginazione”, Ines Lettera, coordinatrice del Centro Diurno “La Piazzetta di Farsi Prossimo Onlus” e Gabriele Pirola, responsabile Area Sviluppo Fondazione Somaschi Onlus.

I centri diurni sono luoghi, presenti in città, in cui operatori e volontari forniscono un primo aiuto alle persone senza fissa dimora. Come ha sottolineato l’assessore Bertolè, stanno accedendo volti nuovi: “La popolazione senza dimora della città di Milano è in continua evoluzione. Mi ha colpito il fatto che nell’accesso al Piano Freddo di quest’anno, due-terzi delle persone sono nuove, non conosciute. Per questa evoluzione continua è importante affinare le nostre strategie di intervento. Il centro Sammartini sta diventando un punto unico di accesso e di orientamento rispetto nel sistema dei servizi. I centri diurni svolgono funzione nell’intercettare le persone e stringere rapporti, stanno condividendo valutazioni sulle strategie più efficaci. La pluralità dei punti di accesso ci consente di accedere a persone con profili diversi. Il percorso successivo deve essere integrato. Intercettiamo persone con esigenze diverse ma l’accompagnamento è poi in un sistema unitario”.

L’assessore ha ricordato come lo sforzo dell’amministrazione sia volto a non nascondere queste persone, ma a diffondere una sensibilizzazione: “Una volta un giornalista mi ha chiesto se per le Olimpiadi 2026 anche Milano sta pensando a strategie per nascondere i senza fissa dimora. Per noi il tema è quello di non nascondere ma dare risposte alle persone. Sapendo che è un impegno, che occorre coordinamento. Inoltre, è fondamentale coinvolgere la dimensione socio-sanitaria perché sono persone anche con vulnerabilità e dipendenze. Per questo è fondamentale la capacità dei centri di costruire relazioni”. Guardando al confronto con altre grandi città, l’assessore ha sottolineato “che stiamo facendo molto” ma occorre “accelerare su altre dimensioni come l’housing first, per raddoppiare il nostro sforzo di accoglienza”.

Le esperienze di racconto della gestione dei centri diurni mostrano le caratteristiche delle persone che chiedono aiuto e i servizi forniti.

“Il target è quello di persone con problemi di dipendenza e alcool, per questo distribuiamo materiale sanitario e di profilassi – racconta Cristiano Bregamo, della Cooperativa Lotta contro l’Emarginazione, tra il territorio di Milano e Sesto San Giovanni, nel Municipio 2 – L’utenza è a metà tra quella italiana e straniera. Con caratteristiche croniche forti: sono senza documenti, senza lavoro, hanno caratteristiche di bassa soglia con cui ci confrontiamo nell’individuare i percorsi evolutivi. L’età media è sempre più alta. Le persone che accogliamo invecchiano e quindi aumentano le fatiche, le fragilità e difficoltà di inserirli in contesti più utili ed evolutivi per loro”.

Caratteristiche simili emergono dal racconto di Gabriele Pirola, responsabile area sviluppo Fondazione Somaschi Onlus: “Gestiamo un drop in in piazza XXV aprile, è una porta al piano terra ben conosciuta dalle persone senza fissa dimora, presso la stazione di Porta Garibaldi. Attualmente il servizio è aperto per 4 mezze giornate alla settimana. I servizi proposti sono pensati per situazioni di aggancio e poi di accompagnamento e presa in carico. Nella pratica diventa difficile, per il tipo di persone accolte: sono sfuggenti, con dipendenze”.

Pirola sottolinea la mancanza di fondi adeguati a coprire le spese di tutto l’anno: “Sono coperture economiche molto strette e irregolari, lasciano periodi di tempo scoperti. Le risorse intercettate con canali istituzionali e privati lasciano uno scoperto di 3 mesi su 12. Vorremmo intraprendere un percorso di organizzazione interna per riportare le aperture a 5 mezze giornate, con miglior qualifica degli spazi per aumentare numero anche di docce, e apertura dedicata alle donne di strada. Ci stiamo attivando con fundraising per coprire questo buco senza abbassare la qualità del servizio. Ci mettono in crisi i passaggi da un finanziamento all’altro. Quando apriamo ci sono tra le 70 e 90 persone accolte ogni giorno. Abbiamo compresenza di tre educatori e alcuni volontari. È insufficiente per avere un rapporto profondo di agganciamento di queste persone”.

Il centro ha accolto nel secondo semestre del 2023 1600 persone senza fissa dimora. Di queste, 768 hanno intrapreso percorsi, 103 li hanno terminati. Ines Lettera, coordinatrice del Centro Diurno La Piazzetta, in via Sammartini 116, ha ricordato l’appuntamento di sabato, con la giornata dedicata all’aiuto delle persone in difficoltà, per far interagire il centro con il resto del quartiere: “Sono persone senza, casa, legami, affetti. Cerchiamo di offrire uno spazio di cura. Le persone entrano, fanno un colloquio, si prova poi a fare la tessera, raccontando loro cosa facciamo per essere utili. La perdita dei legami porta alla solitudine. Diventa importante offrire la cura verso sé stessi”. In risposta al senso di solitudine, il centro offre la possibilità di partecipare alla web radio “Radio Piazzetta”, in cui tutti possono raccontare la propria storia.

Le risposte da parte del Comune sono state sottolineate da Miriam Pasqui, funzionaria responsabile dell’Unità Coordinamento delle Emergenze Sociali: “L’amministrazione comunale dà ai centri diurni un contributo di 190-200 mila euro all’anno” ha ricordato. Non ci sarebbe la stessa risposta da parte della Regione secondo il consigliere Pd Valerio Pedroni: “Ritengo scandaloso che Regione Lombardia continui a finanziare a singhiozzi i centri diurni. In questo modo i ‘drop in’ non hanno coperture per mesi, da parte del comparto socio-sanitario”. Nel frattempo, i centri continuano a fornire aiuti alle persone in difficoltà. Alla domanda della consigliera in quota Lega Annarosa Racca, che si è chiesta come fare con le persone che non vogliono lasciare la strada – “Non è giusto che rimangano lì, per loro e per gli altri” – le cooperative hanno risposto che l’unico strumento è l’aggancio educativo: “Le persone che non riusciamo ad agganciare sono state avvicinate con servizi sempre più specialistici che stanno spostando il servizio dall’interno al centro Sammartini all’esterno. Dal 2018 si sono strutturate anche delle attività di strada. Se la persona non dà problemi alla sicurezza e all’incolumità, non abbiamo altri strumenti se non questo aggancio educativo” hanno concluso.(MiaNews)