“Questo pomeriggio a Milano poliziotti del Reparto mobile sono intervenuti per fermare e disarmare un uomo che si aggirava minaccioso con un coltello e, per tutta risposta, sono stati praticamente aggrediti da un illustre spettatore che ha pensato bene di lanciargli contro uno skateboard colpendo un collega alla schiena. E’ veramente sconcertante ciò a cui assistiamo in mezzo alle strade. Sempre di più, sempre peggio, sempre più inspiegabile e grave. Sarebbe ora di tornare a lavorare intensamente per diffondere la cultura della legalità e per chiarire le idee, soprattutto alle nuove generazioni, su chi sono i nemici e chi gli amici, su ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, su ciò che è ammesso e ciò che non lo è. E soprattutto su cosa significa essere un poliziotto e sul perché svolgiamo questo lavoro. Nonché, ovviamente, è indispensabile stabilire pene più severe per chi aggredisce i poliziotti, per una chiara e non ambigua presa di posizione dello Stato. Perché davvero c’è gente fortemente confusa là fuori, e questo mette in pericolo tutti, noi e gli altri cittadini”.
E’ quanto afferma Valter Mazzetti, Segretario Generale Fsp Polizia di Stato, dopo un grave episodio avvenuto questo pomeriggio, nei pressi della stazione ferroviaria di Milano. In zona si trovavano i poliziotti del Reparto mobile di Padova per svolgere un servizio di ordine pubblico quando sono stati avvisati che era in corso un litigio fra due uomini, uno ‘armato’ di due bottiglie e l’altro (rivelatosi poi in sede di identificazione in Questura una donna, ndr) di un coltello con cui, alla vista dei poliziotti, ha cominciato a reagire con minacce. Prontamente gli agenti hanno circondato e fermato l’uomo con il coltello ma, mentre intervenivano, un ragazzo presente sul posto in mezzo a un capannello di persone ha lanciato contro di loro uno skateboard colpendo un poliziotto alla schiena. Sia l’uomo armato che il ragazzo che ha aggredito gli agenti sono stati fermati.
“Sono scene che sarebbero comiche se non fossero tragiche – conclude Mazzetti -, e che lasciano l’amaro in bocca non solo per i rischi ‘ulteriori e gratuiti’ a cui siamo continuamente esposti, ma anche perché danno la dimensione di quanto poco e male sia compreso il nostro lavoro. Ecco perché è così fondamentale che accanto ai tutori dell’ordine tutti si schierino senza se e senza ma, a cominciare dallo Stato che troppe volte non dà segnali sufficientemente chiari”.