La Lombardia è una delle prime regioni zootecniche d’Europa, al terzo posto per produzioni di latte (dopo Bretagna e Irlanda del Sud), e al primo posto in Italia per allevamento di suini, con oltre il 51% del patrimonio suinicolo nazionale concentrato tra le province di Brescia, Bergamo, Cremona e Mantova. La regione non ha abbastanza territorio per produrre i mangimi necessari ai milioni di capi allevati, li deve importare, e soprattutto non ha abbastanza terre per gestire le enormi masse di liquami degli allevamenti, che ormai sono diventate di gran lunga la maggior fonte di inquinamento per le acque e per l’aria di vaste aree del territorio regionale.
Sono ormai nella cronaca quotidiana le notizie relative a sversamenti e inquinamenti di corsi d’acqua. L’ultimo grave episodio ha riguardato il fiume Oglio che, negli scorsi giorni, è stato inquinato dagli scoli causati dalle piogge abbattutesi su campi della zona di Orzinuovi, interessati da spandimenti di liquami. E i controlli dell’ARPA provinciale confermano un disarmante quadro di sistematiche irregolarità.
Dati eloquenti sono anche quelli riferiti alle emissioni climalteranti: la quantità eccessiva di nutrienti che arriva al suolo attraverso i liquami animali è molta di più di quella che può essere assimilata dalle piante che vi vengono coltivate, e ciò dà luogo, oltre all’inquinamento delle acque, alla trasformazione dei composti dell’azoto che viene trasformato in protossido d’azoto, un gas serra 350 volte più potente della CO2 e che, insieme al metano prodotto dalla digestione dei bovini, fa sì che la Lombardia, da sola, produca oltre un quarto delle emissioni climalteranti di origine agricola di tutta Italia: circa 8 milioni di tonnellate di CO2eq, secondo i dati di ISPRA. Grazie a ciò, province come quella di Cremona vedono l’agricoltura come prima fonte di emissioni climalteranti, mentre in aree più industriali, come la provincia di Brescia, le emissioni di fonte agrozootecnica seguono a breve distanza quelle da combustioni industriali e da trasporti stradali, e sono molto superiori a quelle dovute al riscaldamento di case e uffici (vd. tabella).
“Chiediamo all’assessore regionale Rolfi un drastico cambiamento nelle politiche che investono il settore agrozootecnico. In Lombardia occorre includere la zootecnia nelle politiche necessarie a perseguire gli obiettivi del Green Deal, riducendo fortemente l’intensità di allevamento e, contestualmente, puntando alla qualificazione delle produzioni animali, con obiettivi di aumento delle certificazioni biologiche e di miglioramento progressivo del benessere animale: il tavolo nazionale di partenariato che si apre oggi al MIPAAF per l’attuazione della nuova politica agricola comunitaria è la sede in cui portare la pressante esigenza di ristrutturare e risanare le filiere zootecniche lombarde” dichiara Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia.
Emissioni climalteranti della provincia di Brescia, elaborazione su dati INEMAR 2020 riferite all’anno 2017
Fonte | CO2 eq, Kt/anno |
Combustioni nell’industria | 2961 |
Trasporto su strada | 2800 |
Agricoltura e zootecnia | 2289 |
riscaldamento edifici | 1919 |
Altre fonti emissive | 2083 |