Sicurezza, il congedo del Questore Petronzi: Milano non è Gotham City, noi sempre presenti

“A Milano ho imparato che c’è sempre da imparare. Milano è una città meravigliosa che va servita in una maniera particolare in cui la sicurezza è un asset importante”. Lo ha detto il questore Giuseppe Petronzi, durante l’incontro di saluto con la stampa in Questura, che lascerà dopo tre anni e mezzo per il nuovo incarico di prefetto di Trento. “In una realtà come quella milanese ho imparato a essere ancora più pignolo, attento e analitico nelle cose che dovevo fare”, ha raccontato. Quanto al lavoro svolto ha sottolineato: “Siamo stati attenti lettori della città e di quello che succedeva, non sottraendoci mai a quello che ci competeva”. Petronzi ha parlato anche dei poliziotti feriti in servizio come il vice ispettore Christian Di Martino, accoltellato la scorsa settimana alla stazione di Lambrate. Quel nostro motto ‘esserci sempre’ è stato tragicamente e plasticamente dimostrato”. “Sto portando fatti – ha detto ancora – ragazzi che si sacrificano ogni giorno e che lo continueranno a fare a prescindere da qualunque altra condizione esterna”.

Il questore ha tenuto poi a respingere la definizione ‘Milano- Gotham City’. “Se c’è bisogno per parlare di un tema di fare un esercizio anche lessicale, bene – ha detto – ho capito perché si sia cercato di dire Gotham city” ma “chiedere se è Gotham city o no….dico che Lambrate il 9 maggio a quell’ora – quando è stato accoltellato il vice ispettore Di Martino – era Gotham city, però mi appoggio a tutto il resto per cercare di conservare la serietà di chi fa della complessità un privilegio”.

Il questore ha ricordato inoltre i vari temi relativi alla sicurezza della città affrontati in questi anni, come le manifestazioni di studenti e centri sociali o la gestione dello stadio di San Siro. Tra le questioni anche il fenomeno delle cosiddette baby gang “Lì dove ho potuto sostenere i miei uffici in termini di prevenzione, sono state emesse tantissime misure preventive, e in termini di affidamento agli uffici giudiziari che hanno portato agli arresti – ha ricordato -. Se si è arrivati agli arresti significa che quei fascicoli sono arrivati in Procura e i giudici hanno deciso questo”. “Il problema – ha osservato – è che le nuove generazioni immaginano che quello che per noi era un tubo catodico, quel cellulare, sia la tua proiezione nella realtà. Hai una difficoltà nel capire quello che sei li dentro e quello che devi essere altrove. Purtroppo non hanno consapevolezza della propagazione del loro messaggio”.

Da parte del questore uscente infine un messaggio per il suo successore, Bruno Megale che prenderà servizio a Milano i prossimi giorni: “A Bruno faccio veramente tantissimi auguri. Faccio veramente un sincero augurio sapendo che la Questura di Milano andrà in eccellenti mani”, ha detto.

“La cosa che mi fa riflettere è la fluidità che abbiamo della minaccia. Preoccupa la presenza di tanti soggetti. Sono tanti e occupano degli spazi che non sono più quelli abituali”. Lo ha detto il questore Giuseppe Petronzi, durante l’incontro di commiato con la stampa nella Questura di Milano, in vista del suo prossimo in carico a Trento, parlando dell’accoltellamento del vice ispettore Christian Di Martino a Lambrate da parte di uno straniero irregolare con precedenti.

“Sono andato a vedere i dati di Lambrate – ha spiegato Petronzi- Quando è successo, ho chiesto di farmi vedere quanti gravi episodi sono successi in quel posto. Nessuno. Sfido prima che Christian venisse accoltellato a Lambrate a considerare Lambrate un posto dove si potesse essere accoltellati”. Secondo Petronzi quindi “il problema diventano le precondizioni. Lì dove ci sono le precondizioni, come l’uso dei coltelli, aggressività verso i poliziotti, le troppe persone che sono per strada, le recidive di persone che vengono rimesse in strada, la minaccia può essere anche in un luogo imprevisto ed è questo che mi preoccupa”. “Più volte ho usato il termine densità – ha sottolineato alla fine Petronzi – Dicevo sempre ‘dobbiamo fare densità’. Perché il cittadino deve essere in condizione di capire che riusciamo a intervenire in quell’ultimo miglio in cui cambiamo il senso di una storia e di una vita. Diventa preoccupante sapere che in vari posti ci possano essere degli elementi di minaccia. Questo è il punto su cui dobbiamo riuscire a lavorare e ribadisco che siamo arrivati sempre in tempo”.

“Mi tengo fuori. Nel senso che c’è un tema legato alla presenza di immigrati irregolari. Ovviamente rispetto a chi delinque bisogna trovare un sistema che non faccia delinquere più perché i milanesi devono tornare a casa tranquilli”. Così il questore Giuseppe Petronzi, durante l’incontro di saluto con la stampa nella Questura di Milano che lascerà per il nuovo incarico a Trento, ha risposto a chi gli domandava dell’eventualità di un secondo Cpr in città. Il questore ha voluto sottolineare: “L’Italia ha un sistema giudiziario repressivo che significa che se commetti un reato vai in carcere. C’è un altro sistema magico di questo Paese che è amministrativo preventivo, ossia se ci sono le condizioni a che tu non stia in questo Paese, stia in un altro posto. Tutto ciò che è funzionale a far funzionare bene queste due fasi insieme con gli altri pezzi che precedono l’ultimo miglio, possono aiutare e dare un sollievo dal punto di vista della sicurezza. Sul penultimo miglio abbiamo lavorato benissimo sulla protezione internazionale. Due mesi e mezzo che abbiamo trascorso in via Cagni e si parlava del problema addirittura in via Montebello. Lì grazie al terzo settore Milano, non la Polizia di Stato, ha messo a punto un sistema che desse delle risposte” ha concluso il questore.

La protesta degli studenti che hanno occupato con le tende le università per chiedere il ‘boicottaggio accademico’ contro Israele, “Non mi preoccupa. Mi sento di dire che sulla piazza di Milano stiamo commentando delle situazioni di proteste, attendamenti, iniziative, occupazioni di spazio che sono rimasti in un perimetro che non è di carattere violento”. Così il questore Giuseppe Petronzi, durante l’incontro di commiato con la stampa nella Questura di Milano che lascerà per il nuovo incarico di prefetto a Trento, ha risposto a chi gli domandava se fosse preoccupato dalle proteste e dalle occupazioni con tende da parte degli studenti alla Statale e al Politecnico.
“Fino a che restiamo nel campo tecnico delle proteste – ha continuato il questore – noi stiamo gestendo le turbative di ordine e sicurezza pubblica secondo quella che è la grammatica della Polizia di Stato”.
Sulle manifestazione a favore della Palestina da parte degli studenti,
“Avviene all’interno di un dibattito che matura in un contesto universitario che è sempre stato un’agora di pensieri – ha sottolineato Petronzi – Sto monitorando che tutto questo non trasmodi in qualcosa di diverso. La nostra principale attività è tesa a monitorare che la protesta rimanga all’interno di un perimetro, che non determina il questore, che sia del rispetto delle leggi e delle regole in un confronto continuo con gli attori delle università e della città”.

Il questore è tornato infine anche su quanto accaduto in piazza Duomo il 25 Aprile: “Se gestisco il 25 Aprile o lo scudetto dell’Inter e tutto si svolge secondo l’abecedario che è previsto quel giorno è un conto. Conto diverso, e quindi mi preoccupa, se è un gruppo di ragazzi in maniera quasi avulsa dalle altre contestazioni. Quello che è successo in piazza Duomo mi fa veramente riflettere. Una contestazione che mi è sembrata più di carattere istintivo da parte di soggetti che hanno ritenuto di individuare un bersaglio. Non mi piace che stia maturando un sentiment che possa far sentire una parte minacciata. Questa cosa non si può permettere e la Polizia di Stato rimarrà a presidio di tutto questo”.

“Non mi è piaciuto. Si voleva far passare il concetto che poteva succedere? Glielo dico io che succede, abbiamo arrestato 4.750 volte. C’è bisogno di dimostrare che si può rubare un cellulare a Milano? Farlo diventare una narrativa non è stata una cosa che personalmente abbia apprezzato tantissimo”. Così il questore Giuseppe Petronzi ha commentato il finto furto di cellulare documentato da una diretta dal cantante Fabio Rovazzi. Un gesto che si è rivelato essere una campagna per lanciare il suo nuovo singolo. Il questore, intervenuto durante il suo ultimo incontro con la stampa in Questura a Milano, in occasione del suo nuovo incarico come Prefetto di Trento, ha evidenziato sul caso Rovazzi: “Dopo 3 anni e mezzo mi sento di dire quello che ho detto dall’inizio che quando vado a lavorare in una squadra, indosso la maglia della squadra. Se ho guadagnato il vostro rispetto è perché ho messo la maglia della Madonnina. Se Milano ha fatto il massimo numero di turisti, se ha persone che tutti i giorni fanno di tutto per portare avanti la città. Chiedo: rovinare l’indice reputazionale di un giornale, di una persona, è un gesto elegante o meno? Non lo conosco e sono sicuro che sia una persona intelligentissima. Secondo me ha fatto anche una riflessione lui. Mi auguro che appoggiarsi a determinati stereotipi non sia bello perché altrimenti cominceremo a dire che uno ha gli occhiali, che è alto…” (MiaNews)