“L’ho incontrato soltanto una volta, quante volte lo devo dire. Occupiamoci di altro, pensiamo a lavorare tutti”. Così Matteo Salvini, a margine di un’iniziativa elettorale in provincia di Catania, risponde ai giornalisti dopo che il M5S è tornato ad incalzarlo sui suoi legami con Arata.
“Paolo Arata, l’imprenditore vicino a Nicastri, quest’ultimo considerato il finanziatore del boss Matteo Denaro, era stato proposto da Salvini come possibile presidente di uno dei più importanti enti del panorama energetico italiano, cioè Arera. Come mai Salvini propose proprio Arata? E Salvini come fa a dire di non conoscere bene Arata se lo ha proposto ai vertici di Arera, ha condiviso foto di Arata sui social, lo ha invitato in un convegno della Lega? Senza dimenticarci poi un altro piccolo dettaglio: Arata ha redatto il programma energetico della Lega. Salvini ha il dovere di chiarire immediatamente e di spazzare via qualsiasi ombra su questa inchiesta. Non può rimanere in silenzio in eterno difendendo ad oltranza la posizione di Siri nonostante ci sia di mezzo una indagine per corruzione dove emergono anche legami con il mondo mafioso”. Così in una nota Manlio Di Stefano, sottosegretario M5S agli Affari esteri.
“Salvini dice di aver incontrato solo una volta Arata, ma allora come spiega agli italiani che propose proprio Arata ai vertice di Arera? Come spiega ai cittadini che lasciò redigere proprio ad Arata il programma energetico della Lega? Sono solo alcune delle domande alle quali Salvini dovrebbe rispondere per spiegare che tipo di rapporto esiste tra la Lega e Arata. E dovrebbe rispondere con grande onestà a un’altra domanda: quante volte ha incontrato Arata? Sul tema stanno emergendo troppe contraddizioni che vanno chiarite immediatamente”: così in una nota Francesco Silvestri, vice presidente del MoVimento 5 Stelle alla Camera.
“Sia che Armando Siri rimanga o si dimetta, il governo non subirà veri contraccolpi. La vera crisi potrebbe arrivare per il coinvolgimento di un’altra persona in una vicenda di cui ben pochi parlano: il caso dell’assunzione del figlio di Francesco Arata da parte del sottosegretario Giorgetti”. A dirlo è l’esponente della Lega Roberto Maroni, ex governatore della Lombardia, in un’intervista a La Stampa. “Se fossi in Salvini, non farei certo dimettere Siri, perché sarebbe come far prevalere il principio di colpevolezza su quello di innocenza e alla fine ancora una volta sulla politica vincerebbe la logica delle procure”, dichiara Maroni. Quanto ad Arata, “se il padre era il male assoluto perché avrebbe avuto rapporti con la mafia, almeno stando alle accuse della Procura, e il figlio era suo complice, allora l’assunzione del figlio ‘del male assoluto’ potrebbe essere devastante. Però non se ne parla, perché Di Maio sa bene che parlare di Giorgetti metterebbe davvero a rischio il governo. Detto questo – aggiunge – metterei la mano sul fuoco sull’onestà di Siri e Giorgetti”. In merito alla tenuta del governo, al momento è in atto “il gioco delle parti. Salvini e Di Maio hanno capito che rende bene dal punto di vista della comunicazione e della propaganda fare l’uno contro l’altro, fanno governo e opposizione al tempo stesso”, osserva Maroni, secondo cui si andrà avanti così “fino al 26 maggio e poi si vedrà. Dal 27 si apre lo scenario che definisco dell’1-X-2. X sta per non vince nessuno, il governo va avanti così; 1, vince Salvini e decide lui come e quando andare alle politiche con la sconfitta di Berlusconi; 2, potrebbe essere lo stesso Berlusconi: se riesce ad avere un colpo di reni dei suoi e a superare il 10% alle europee, allora si apre uno scenario che può davvero mettere in seria crisi il governo”.