Lo smog torna in Lombardia, dopo un inizio d’anno tra alti e bassi, anche se migliore dello stesso periodo del 2020. E così nelle città è già tempo di fare la conta delle giornate di superamento delle soglie critiche per le polveri sottili. Da inizio anno i livelli medi di PM10 misurati dalle centraline di Milano risultano pari a 37 microg/m3, e 4 sono stati i giorni di superamento: sotto una densa cappa di smog ricominciamo a respirare una pessima aria, con tutte le centraline che registrano valori molto sopra i limiti. E il fenomeno durerà ancora per qualche giorno, secondo le previsioni. Il confronto con i dati misurati nello stesso periodo del 2020 è consolatorio: l’anno scorso infatti, alla data odierna, avevamo già 18 giornate di superamento della soglia, su 18 giorni dall’inizio anno. Differenze che si spiegano con i capricci del meteo, più che con la riduzione del traffico legata al lockdown, o con il freddo che sta causando una maggior emissione da riscaldamento di case e uffici.
Il dato pessimo che si è misurato nella bassa lombarda, invece, non ha nulla a che vedere con il meteo, ma è direttamente connesso alle attività zootecniche. Nel cremonese, per esempio, l’inizio d’anno è stato molto peggiore di quello milanese. Nelle centraline di Cremona (Fatebenefratelli e Cadorna), la concentrazione media è stata infatti di 45 microg/m3, e i giorni di superamento sono stati 7. La situazione è anche peggiore nelle vicine cittadine immerse nella pianura agricola: a Crema la concentrazione media è di 45 microg/m3, e le giornate di superamento sono finora 8, come a Soresina, che ha misurato da inizio anno un livello medio di polveri sottili pari a 46 microg/m3, ancora peggio a Codogno, dove tra autostrada e allevamenti si arriva a ben 11 giornate di superamento, e a una media di 54 microg/m3 di polveri misurate dalla centralina ARPA, da inizio anno.
Il dato si spiega con le emissioni provenienti dalle stalle e dallo spandimento di liquami zootecnici. Oltre 2/3 delle polveri sottili sospese, infatti, sono costituite da microcristalli di sali d’ammonio, che si formano in atmosfera a partire da un inquinante gassoso prodotto dagli allevamenti intensivi, l’ammoniaca, che si combina con gli NOx provenienti dal traffico. “Se si pensa che la ‘bassa’ lombarda concentra il 51% di tutti i suini e quasi il 25% dei bovini allevati nel territorio nazionale, è palese il perchè in inverno capiti spesso che i parametri di inquinamento siano peggiori nei centri agricoli che nella metropoli lombarda – spiega Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia – la riduzione delle emissioni di camini e tubi di scarico fa emergere sempre più l’allevamento intensivo come concausa di inquinamento atmosferico invernale in Pianura Padana”.
Paradossalmente, la Regione Lombardia con un proprio provvedimento, anziché imporre maggiori prescrizioni per il controllo delle emissioni da allevamento, ha ridotto il periodo di divieto invernale di spandimento liquami zootecnici, che un decreto ministeriale fissa per tutti i due mesi di dicembre e di gennaio. Così da ieri in Lombardia, diversamente dalle altre regioni del Nord, gli allevatori hanno potuto svuotare nei campi le cisterne di liquami.
Una situazione inaccettabile, che ha indotto Legambiente a prendere carta e penna per scrivere all’assessore all’agricoltura di Regione Lombardia Rolfi e al Capo Dipartimento delle Politiche europee di Sviluppo Rurale. “La Regione deve affrontare con maggiore coerenza la lotta a smog e inquinamenti: consentire di spandere liquami in pieno inverno equivale a vanificare le misure antismog adottate nelle città – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia -. Per questo abbiamo chiesto l’immediata revoca del provvedimento regionale e l’adeguamento della Lombardia alla norma con cui l’Italia ha recepito la direttiva nitrati. Ricordiamo che a dicembre la Commissione Europea ha di nuovo messo in mora l’Italia per mancato rispetto di questa direttiva anti-inquinamento, rischiamo di dover pagare pesanti sanzioni, oltre a subire un ingiustificabile danno ambientale”.