Strage di Capaci, le dichiarazioni di Fontana, De Corato e Sala.

La teca con i resti dell'auto su cui viaggiavano gli uomini della scorta del giudice Giovanni Falcone esposta davanti a palazzo Reale (Foto Comune di Milano)

“La strage di Capaci è una delle pagine più tristi e più gravi della storia d’Italia”. Così il presidente della Regione Lombardia, nel giorno del 30° anniversario della strage di Capaci.

“È dovere delle istituzioni – prosegue il governatore – onorare sempre la memoria di chi, come il giudice Giovanni Falcone, sua moglie e gli uomini della sua scorta, sono rimasti vittime della mafia”.

“Il loro ricordo, soprattutto verso le nuove generazioni – conclude – deve essere anche un monito per non abbassare la guardia e a contrastare qualsiasi forma di fenomeno mafioso”.

“Regione Lombardia è in prima linea per contrastare la mafia e la criminalità organizzata”. Lo afferma l’assessore regionale alla Sicurezza, Immigrazione e Polizia locale, Riccardo De Corato, nel giorno dell’anniversario della strage di Capaci.

“In vari Comuni lombardi – spiega l’assessore – abbiamo finanziato la messa a dimora di un ulivo e l’apposizione di una targa in memoria dei martiri caduti nelle stragi mafiose. L’ulivo, infatti, rappresenta la forza dei valori dello Stato radicati nel terreno, che con le proprie radici sorreggono il peso della storia e la lotta della giustizia contro la mafia”. “Abbiamo grande attenzione – prosegue – anche verso gli oltre 3.000 beni confiscati presenti in Lombardia, come testimonia anche l’accordo sottoscritto con l’Agenzia Nazionale. Per il loro recupero e riutilizzo, nei bienni 2019-2021 e 2022-2023 abbiamo stanziato 6,5 milioni”. “Così manteniamo sempre vivo – conclude l’assessore – il ricordo del giudice Falcone e delle vittime di mafia”.

Commemorazione ai giardini Giovanni Falcone e Paolo Borsellino di via Benedetto Marcello per il trentennale della strage di Capaci. La cerimonia si è svolta sulle note della tromba del maestro Raffaele Kohler e – alle 17.58, orario in cui scoppiò l’ordigno che uccise il giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro – con il suono della sirena di un automezzo dei Vigili del Fuoco della Caserma Marcello. Erano presenti alla cerimonia il sindaco Giuseppe Sala, la Giunta, il Consiglio comunale, la coordinatrice della Direzione distrettuale antimafia di Milano Alessandra Dolci, Libera e le associazioni antimafia e il Coordinamento delle Scuole milanesi per la legalità e la Cittadinanza attiva.

“La forza delle infiltrazioni criminali non può essere sottovalutata, nemmeno per un momento. A Milano si sta aprendo una grande fase di trasformazione, progetti che cambieranno un’altra volta il volto della nostra città”, è intervenuto Sala durante la commemorazione. “Abbiamo parlato di Pnrr, ma pensate anche alla riqualificazione degli scali, ai grandi investimenti, a quello che si farà per le Olimpiadi. Essere pronti a stroncare sul nascere ogni tentativo di infiltrazione della malavita in queste opere deve essere una nostra priorità assoluta. L’eredità di Falcone è quella di far sempre credere a tutti noi che possiamo vincere ma anche tenerci all’erta perché la mafia cambia aspetto, cambia vestiti, oggi sono molto più eleganti di una volta, ma continua a essere presente nelle nostre città. E Milano non fa eccezione. Però Milano continua a crederci molto all’eredità di Falcone, di Borsellino e di tutti quelli che hanno donato la loro vita”.

“Ho avuto modo di conoscere Giovanni Falcone perché aveva fatto una lezione a noi giovani uditori – ha commentato Dolci, visibilmente commossa – Mi aveva colpito per la sua semplicità. Lui era già il giudice istruttore più famoso d’Italia, eppure stava lì a rispondere alle decine di domande di noi ragazzi. Era un collega che avevo nel cuore. Poi però sentivo su di lui tante voci che hanno fatto comprendere quanto potesse essere isolato da una parte della magistratura: ‘l’esplosivo dell’Addaura se l’è messo lui’, ‘ma dove vuole andare’, ‘ma perché va al ministero’, ‘perché ha sposato il potere politico’. Il giorno della strage è un giorno che ciascuno di noi ricorderà per il resto della vita. Lui mi ha dato una motivazione in più per fare quello che stavo facendo ed è la stessa motivazione che ho riscontrato in tanti colleghi che sono entrati in magistratura proprio in quel periodo. Quella motivazione ideale, quella voglia di fare, quel riconoscersi nei valori che hanno dato uno slancio alla magistratura. E quella motivazione ideale che oggi rischia di scemare. Falcone aveva detto che c’è bisogno di un omicidio eccellente per risvegliare le coscienze, essendo consapevole che poteva essere lui l’omicidio eccellente. E lo è stato. Vorrei che non fosse così in questo paese, che non ci fosse bisogno di un omicidio eccellente per risvegliare le coscienze”. Alle loro parole si sono unite le voci di alcuni studenti milanesi con delle riflessioni sul tema della legalità emerse durante i laboratori scolastici.

Alla cerimonia era presente anche Nando Dalla Chiesa. “Bisogna stare attenti a quelle associazioni antimafia che nascono da soggetti in malafede con secondi fini o anche da persone in buona fede ma che non hanno le competenze adeguate”, ha detto. “Il rischio è che usino un nome come Falcone, Borsellino o Dalla Chiesa a sproposito, chiedano un patrocinio o richiedano in uso un bene confiscato. Allora poi una qualsiasi associazione e un qualsiasi consigliere comunale li può prendere sotto braccio perché il nome che hanno scelto è suggestivo è suggestivo, pensando in buona fede di fare la cosa giusta”, ha proseguito Dalla Chiesa, precisando che “alla fine ci si trova davanti a persone che cominciano ad avere titolo di parlare per l’antimafia e, invece, l’antimafia non l’hanno mai praticata”. Ha poi sottolineato che è fondamentale “essere attrezzati per riconoscerle queste associazioni. Chi sono? Da dove vengono? Cos’hanno fatto per utilizzare il nome che utilizzano? Tre persone possono mettersi d’accordo e dire ‘noi siamo l’associazione Nando Dalla Chiesa’. Se poi dico una cosa che a loro non piace l’associazione Nando Dalla Chiesa si schiera contro di me. Io lo so che finisce così”. “”Noi abbiamo bisogno di pulizia, non di forme di parassitismo”, ha concluso.(MiaNews)