dai promotori della petizione “Salviamo i tigli del giardino Lea Garofalo e il glicine del Circolo Combattenti” riceviamo e pubblichiamo
Il risultato ottenuto dopo 6 mesi di lotte per la salvaguardia delle alberature, che insistono sull’area ex Tamoil dove sarà realizzato il Museo Nazionale della Resistenza, è una vittoria positiva ma con un retrogusto di amarezza: se infatti 3 grandi alberi (due tigli e un bagolaro) e il glicine principale (almeno quello che ne rimane, vista anche la maldestra potatura effettuata) saranno preservati, altri due tigli di 25 mt e un povero nespolo, colpevoli soltanto di essersi trovati sulla strada di quest’opera, tanto attesa quanto discussa saranno invece sacrificati.
Questo è il frutto di una partecipata mobilitazione della società civile, che grazie alla forza persuasiva di 52.000 firmatari della petizione “Salviamo i tigli del giardino Lea Garofalo e il glicine del Circolo Combattenti” lanciata a inizio aprile cui si sono affiancate le prese di posizione di noti esponenti del mondo dello spettacolo e dello stesso presidente dell’ANPI, è riuscita a far si che il progetto originario del Museo, che prevedeva inizialmente l’abbattimento di tutte le alberature e del glicine, fosse modificato per fare convivere Museo e Alberi evitando così uno scempio ambientale ed etico, proprio in un momento in cui inquinamento e bolle di calore attanagliano questa città con allarmante frequenza (e senza considerare che in una città già enormemente congestionata di cemento, ma piena di volumetrie sottoutilizzate, il poco verde disponibile diventa non solo prezioso ma vitale).
Resta una soddisfazione amara constatare che tutti i presupposti, i ragionamenti e le conclusioni tecniche che sono state esposte nell’incontro di ieri a Palazzo Marino (da noi richiesto espressamente per dare seguito al precedente incontro del 30 maggio scorso alla presenza del Sindaco Giuseppe Sala), coincidevano in buona parte con le medesime che avevamo motivato agli amministratori con l’appello implicito nella petizione che venissero prese in considerazioni modifiche minori alle strutture interrate della nuova costruzione per giungere, con buon senso e un ‘po di buona volontà, a una preservazione al massimo delle alberature presenti.
Prendiamo atto che parte di quanto è stato richiesto è stato fatto, anche se ci resta l’amarezza che se tutto il processo di progettazione fosse stato gestito sin dall’inizio con maggiore attenzione tutti gli alberi presenti sul sito avrebbero potuto essere salvati, con un ritorno in qualità ambientale per il museo stesso, per gli spazi esterni ad esso e per tutto il quartiere.
Apprezziamo infine anche l’impegno assunto dagli amministratori e funzionari presenti all’incontro a fare in modo che il futuro assetto degli spazi pubblici attorno al nuovo museo venga condiviso attraverso un percorso realmente partecipativo con gli abitanti e le realtà sociali e civiche del quartiere.
I promotori della petizione “Salviamo i tigli del giardino Lea Garofalo e il glicine del Circolo Combattenti”