Tre anni fa l’incendio di Torre dei Moro, cosa si è fatto per la sicurezza

Negli ultimi tre anni a fine agosto si torna a parlare dell’incendio della Torre Dei Moro a Milano. E in parallelo escono tutte le tragedie in avvenute in vari paesi Europei (Inghilterra, Russia, Spagna, Turchia) in cui palazzi o edifici sono stati rivestiti con materiali infiammabili e hanno causato vittime e dolore.

A Milano nessuna vittima, ma la dichiarazione della Procura della Repubblica di Milano, nella richiesta di rinvio a giudizio di, “…una costruzione prospettata come la più innovativa e tecnologica è in realtà un paradosso perché si è rivelata la più pericolosa”.

Per i condomini, fortunatamente tutti illesi, che sono rimasti senza casa dall’agosto 2021, con non pochi disagi (assicurazione, mutuo, ricostruzione, situazione psicologica, futuro ) ci vorranno ancora quasi due anni perché possano far ritorno alle loro case e tutto per risparmiare solo 95 centesimi al metro quadro sui pannelli utilizzati forniti all’ operatore
immobiliare.

<< La UIL Lombardia, – sottolinea il segretario generale UIL Lombardia Enrico Vizza – ha sempre prima di tutto espresso vicinanza a famiglie, inquilini e proprietari degli appartamenti della Torre dei Moro, sottolineando ancora una volta nell’ambito della campagna UIL ZEROMORTISULLAVORO, la tragedia nella tragedia: cosa sarebbe successo se ci fosse stata una semplice impalcatura con operatori e lavoratori che svolgevano manutenzioni sulla facciata? Come avrebbero reagito i lavoratori a 20 metri di altezza? Come si sarebbero comportati con le fiamme attorno al palazzo divenuto una torcia?>>

Un rischio reale per la sicurezza sul lavoro per i tanti operai che lavorano nei cantieri e che spesso sono incaricati di installare materiali di cui nemmeno loro conoscono fabbricazione o rischi.

La UIL Lombardia, secondo quanto affermato dal segretario generale Enrico Vizza, ha sempre espresso solidarietà e vicinanza alle famiglie, agli inquilini e ai proprietari degli appartamenti della Torre dei Moro. Questo gesto di vicinanza si inserisce nel contesto più ampio della campagna UIL ZEROMORTISULLAVORO, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sulla sicurezza sul lavoro. Una riflessione importante viene sollevata: cosa sarebbe accaduto se, al momento dell’incendio, ci fossero stati operai al lavoro su una semplice impalcatura per la manutenzione della facciata? Come avrebbero potuto reagire di fronte alle fiamme che avvolgevano l’edificio, trovandosi a venti metri di altezza?

Questo episodio pone in risalto un rischio concreto per la sicurezza dei lavoratori nei cantieri edili. Gli operai spesso si trovano a dover lavorare con materiali di cui non conoscono né la fabbricazione né i potenziali rischi, mettendo così a rischio la propria vita. Vizza fa riferimento al periodo dell’amianto, un materiale che, nonostante la sua pericolosità, è ancora presente in molti edifici. L’esperienza passata non sembra aver insegnato abbastanza, e i rischi continuano a essere sottovalutati.

Nel proseguo del suo intervento, Vizza ha ricordato le parole di Mirko Berti, rappresentante del Comitato del Palazzo di Via Antonini, sottolineando il grande disagio e la difficoltà emotiva vissuta dai residenti. Berti ha descritto come ci si senta schiacciati da una situazione in cui il profitto viene messo al di sopra della sicurezza. Secondo Vizza, queste speculazioni economiche a scapito della sicurezza dovrebbero ricevere una condanna adeguata. Vizza conclude enfatizzando il ruolo del sindacato nella difesa dei lavoratori, anche se non è compito del sindacato impartire lezioni. Tuttavia, è evidente la necessità di colmare un vuoto normativo che esiste in Italia e in Europa, come dimostrato dai tragici eventi accaduti in paesi come Inghilterra, Russia, Spagna, e Turchia. La questione degli incentivi per la riqualificazione delle facciate, e in particolare il dibattito sul bonus 110%, non ha mai posto abbastanza attenzione sui materiali utilizzati. Vizza solleva la necessità di un censimento e di un’anagrafe degli edifici costruiti con materiali infiammabili e conclude con un interrogativo chiaro: si trova davvero il tempo e la volontà politica per parlare della sicurezza di lavoratori e famiglie?