Un’Europa che non vorremmo vedere. La riforma del mercato europeo del carbonio (EU Emission Trading System – ETS) mette in scena uno spettacolo deprimente, “quello di un’Europa che si mostra forte con i più deboli, e debole con i poteri forti” – ha dichiarato l’Onorevole Danilo Oscar Lancini – “penalizzando soprattutto i cittadini e le piccole e medie imprese, e rendendoci meno competitivi a livello internazionale, a vantaggio dei Paesi che producono con standard ambientali più bassi”.
Come denunciato ormai da mesi dall’Onorevole Lancini e dalla Lega, con le nuove regole europee che aumentano il costo delle quote di emissione a carico delle imprese, saranno i più deboli – famiglie e lavoratori–a pagarne il prezzo. I rincari generalizzati dei prodotti, uniti all’inflazione e aggravati dall’aumento dei prezzi dei combustibili fossili come gas per riscaldamento, benzina e diesel, diventeranno una nuovae spiacevole voce nei bilanci familiari di milioni di cittadini.
La denuncia leghista in un primo momento era stata condivisa anche da Eurodeputati di altri Paesi.
Addirittura da Pascal Canfin, Presidente della “Commissione per l’ambiente, la salute pubblica e la sicurezza alimentare”, di cui è membro anche l’Onorevole Lancini, che nel 2021 non aveva esitato a definire pubblicamente l’ipotesi di estendere il sistema ETS al trasporto su strada e agli edifici un vero e proprio ‘suicidio politico’. Nei suoi accorati interventi in aula e sui mezzi di comunicazione, Canfinnon perdeva occasioneper ricordare a tutti che in Francia le proteste dei ‘gilet gialli’ che per mesi avevano tenuto in scacco il Paese erano nate proprio a seguito di un’impennata dei costi della benzina – conseguenza prevedibile dell’estensione della ‘carbon tax’ sul settore petrolifero.
Cos’è successo? Senza girarci troppo intorno, basta guardare i fatti. “Mentre la Lega è sempre rimasta coerente con la propria posizione” – ha dichiarato l’Onorevole Lancini – “evidentemente altri hanno preferito cedere alle sirene dell’ambientalismo radicale. Il risultato è l’ennesimo disastro ideologico e burocratico, con il Parlamento europeo che fa una clamorosa marcia indietro e tradisce ilmandato istituzionale che lo vorrebbe impegnato a difendere prima di tutto i diritti di cittadini e imprese”.
Vale infatti la pena ricordare che, in un primo momento, il Parlamento aveva introdotto una divisionedi ETS-2 tra privati cittadini e settore aziendale. Le imprese avrebbero iniziato a pagare dal 2027, mentre per i cittadini il pagamento delle quote sarebbe arrivato solo a partire dal 2029 e comunque dopo una nuova procedura di co-decisione. Durante il trilogo però, la posizione del Parlamento è stata smantellata,con il risultato che ora anche i privati dovranno iniziare a pagare dal 2027, con pochissime tutele.
Troppo poco, troppo tardi, molto male, per due semplicissime ragioni. La prima è chenessuno è attualmente in condizione di quantificare con esattezza a quanto potrebbero ammontare gli extra-costi derivanti dalle nuove regole. Le istituzioni parlano di un limite di 45 Euro per tonnellata di emissioni di CO2. Premesso che si tratterebbe comunque di un esborso per le tasche dei consumatori (già tartassati da tasse e accise) di ulteriori 10 centesimi per litro di benzina e 12 centesimi per litro di gasolio, gli esperti hanno già etichettato la stima come inesatta, denunciando il rischio di false aspettative. Costorospiegano che nel 2027 il prezzo potrebbe aumentare considerevolmente. Né il meccanismo di smorzamento dei prezzi previsto dalle nuove regole è in condizione di garantire che il prezzo non aumenti.
La seconda ragione è che i meccanismi di difesa predisposti dall’Europa sono a dir poco insufficienti per tamponare una crisi quasi scontata conseguente all’aumento dei costi.
Alcd. “freno di emergenza” manca la capacità di gestire efficacemente crisi di lungo periodo: l’eventuale posticipo delle nuove regole nel caso di un aumento dei costi di petrolio ed energia varrebbe per un periodo di appena 12 mesi. E dopo? Per non parlare del “social climate fund” voluto da Timmermans, una presa in giro della peggior specie:in pratica l’Europa prima prende i soldi alle fasce più deboli, aggravando i bilanci di famiglie, lavoratori e imprese,e poi si impegna a restituirne loro una parte, ponendo condizioni e aumentando il carico burocratico per i richiedenti.
“Non confondiamo l’ambizione per un mondo più verde e sostenibile con approcci ideologici sterili e controproducenti” – ha dichiarato l’Onorevole Lancini, confermando il voto negativo all’accordo da parte di ID e invocando la necessità di una nuova proposta della Commissione che punti agli obiettivi climatici, senza però dimenticare i cittadini e dando il necessario supporto alle imprese, attraverso una scansione più attenta dei tempi e un graduale accompagnamento alla transizione.