Con la proiezione del documentario “Milano ‘83” di Ermanno Olmi si è concluso il ciclo 2019 di Osservatorio Metropolitano. Il capolavoro del regista e scrittore cui dobbiamo moltissimo – ha esordito il coordinatore Alberico Belgiojoso – era stato ordinato dalla Giunta Tognoli ma successivamente rifiutato perché non rispondente alla visione craxiana della ‘Milano da bere’. Una Milano che invece era – ed è – una città fatta di persone, non di personaggi – ha detto Carlo Berizzi – impegnate nel quotidiano. Oggi è una città più moderna e attrattiva, fatta di cento immagini ma che non trova un filo conduttore che la descriva. Gianni Verga, annunciando la ripresa a gennaio degli appuntamento di Osservatorio, ha rilevato il messaggio di Olmi di ‘osservare senza filtri, non solo vedere’, e ricordato un altro documentario realizzato con Piano agli inizi 2000 su Ponte Lambro: “Un documento drammatico, quello di Olmi, un pugno nello stomaco, che si conclude però con le luci festose dei Navigli a fine d’anno”. Che vuol dire speranza.
L’anatomia quotidiana della vita milanese è rappresentata in un’ora, 1.500 inquadrature senza voci – parla solo la città – e, pur partendo da una serata alla Scala, descrive la ritualità quotidiana, dai pendolari sui treni alla scuola, dal lavoro al pulsare frenetico delle attività cittadine nel centro dell’attività e dello shopping, alla periferia dormitorio con i suoi cupi casermoni dentro i quali vivono persone: ciascuna di loro con problemi, dolori, gioie, speranze. Si vedono, certo, i palazzi, i monumenti, le strade note al mondo: ma sono gli abitanti che fanno la città. Il leitmotiv di Osservatorio Metropolitano.
La proiezione ha suscitato un appassionato dibattito. Commenta Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia che ospita gli incontri: “Il linguaggio del film e’ eloquente. Le immagini, volutamente tagliate e mai ripetitive, ad offrire, non una nozione, ma una percezione della realta’. Cosicche’ la citta’, non la si conosce, ma la si vive attraverso emozioni.
Undici anni prima, il ‘Mimì metallurgico’ della Wertmuller ci aveva offerto immagini bellissime di una Torino, periferica e bohemiénne, velata dalla nebbia.
Nel film di Olmi la nebbia non si vede mai, ma la si tocca in ogni singola immagine.
E’ la nebbia che avvolge il laborioso popolo dei milanesi che lavorano: ma non come tanti monsù Travet. Sono eroi che lottano quotidianamente nelle fabbriche, nelle botteghe, negli uffici, nelle case. Lottano perche’ questo e’ il loro modo di affrontare la vita. Nella citta’, nella famiglia, nel luogo di lavoro.
Quelle immagini disturbano?
Si’ che disturbano, perchè raccolgono l’anima antica di Milano: quella del “lavoro, religiosita’, famiglia”. Quella della ‘fabbrica’ che aleggia su tutto.
Se questa visione era stata contestata già nell’83 figuriamoci come lo possa essere oggi. Soprattutto perchè nel racconto del film non c’è solo nostalgia, ma c’è soprattutto passione e rivendicazione, pacata ma forte.”
Osservatorio Metropolitano è una iniziativa del Collegio degli Ingegneri e Architetti di Milano, di ArchxMi, di Aim-Associazione interessi metropolitani ed ha il patrocinio dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Milano, di Assoedilizia, di Cersu-Centro regionale di studi urbanistici della Lombardia, della Fondazione Ordine ingegneri provincia di Milano. Coordinato da Alberico Belgiojoso, Carlo Berizzi, Gianni Verga, ha quale obiettivo, trattando argomenti urbanistici, tecnici, sociali, culturali, di finalizzare ad approfondire le diverse questioni che stanno alla base delle future proposte sullo sviluppo di Milano e della Città Metropolitana.