Si è tenuta ieri sera, ospitata all’interno dell’imponente Salone d’Onore della Triennale di Milano, la cerimonia di premiazione de “Il Premiolino”, prestigioso e più antico premio dedicato al mondo dell’informazione, fondato a Milano nel 1960.
Il celebre evento annuale, momento di ritrovo del mondo culturale italiano, presentato da Chiara Beria di Argentine e Piero Colaprico, rispettivamente presidente e vicepresidente della Giuria del Premiolino, ha celebrato in presenza i vincitori della 62ª edizione.
Hanno aperto la serata, insieme a Chiara Beria di Argentine e Paolo Colaprico, il Presidente della Triennale Milano Stefano Boeri e il Presidente e AD di BMW Italia, che è partner del Premiolino, Massimiliano Di Silvestre. Sul palco, a seguire, è intervenuto anche l’Assessore alla Cultura di Milano Tommaso Sacchi per un breve saluto.
Diverse le personalità di spicco e le figure di rilievo del parterre della serata, tra cui: Urbano Cairo (Presidente e AD RCS Media Group), gli editori Hoepli e Stefano Mauri (GeMS), l’avvocato Rimini, Laura Colnaghi Calissoni (Presidente del Gruppo Carvico), Giannola Nonino, Barbara Stefanelli, Lella Costa, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo (Presidente della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo), il Direttore di Fondazione Prada Christian Valsecchi e la giornalista Natalia Aspesi.
La serata, con la premiazione tenutasi durante la cena a firma dello chef Berton, si è conclusa con il taglio della torta e musica dal vivo a cura di Saturnino.
Premiati e Motivazioni
Durante la serata, i vincitori sono stati chiamati sul palco in gruppi per la premiazione. Alla lettura delle motivazioni, per ciascun premiato, è seguita la consegna delle pergamene da parte dei membri della giuria con Chiara Beria di Argentine e Piero Colaprico.
I premiati della 62ª edizione del Premiolino:
- Gabriele Micalizzi (Piazza Pulita – La 7). Fotoreporter indipendente con le sue immagini trasmesse da Piazza Pulita su La7 tra le macerie del teatro e nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal non solo ha confermato il suo coraggio e bravura di testimone sui fronti di guerre, ma resterà nella storia come il cantore dell’agonia e morte di una città, Mariupol.
- Domenico Iannacone (Che ci faccio qui – Rai 3). Per il programma “Che ci faccio qui” di Rai 3 da lui ideato e condotto. Una galleria di storie di vita vissuta e di personaggi in apparenza marginali ai quali Domenico Iannacone si avvicina con civilissima empatia senza traccia di retorica. Un mondo periferico a volte segnato dall’emarginazione e spesso dal coraggio, una realtà alla quale Iannacone dà una voce limpida, da ricordare.
- Luigi Garlando (Rizzoli Editori – Oggi). A 30 anni dalla strage di Capaci il libro “Per questo mi chiamo Giovanni” di Luigi Garlando, aiuta la memoria dei più vecchi e la voglia di sapere dei più giovani a non perdersi. Uscito nel 2004 e diventato un best seller diffuso nelle scuole, tratta del senso profondo della vita umana. Lo stesso stile si ritrova nel lungo colloquio-intervista per il settimanale Oggi a Gaspare Mutolo, l’assassino di Cosa Nostra diventato collaboratore di giustizia. Un filo teso tra due storie profondamente diverse e sulle possibili scelte di vita.
- Francesco Costa (Il Post). Francesco Costa si è inventato una rassegna stampa – Morning – sotto forma di podcast: prende le notizie del giorno, e con grande onestà intellettuale compone un racconto che a sua volta diventa notizia. È così che Morning in un solo anno è diventato un caso editoriale che raccoglie una numerosissima community a cui fornisce gli strumenti per capire meglio l’attualità.
- Marta Serafini (Corriere della Sera). Nella copertura degli eventi legati alla invasione russa dell’Ucraina, Marta Serafini si è distinta per le sue doti di moderna cronista di esteri. Instancabile testimone di una generazione di giovani inviate dallo zaino leggero, Serafini ha saputo incrociare la sua passione per le storie delle persone incontrate in questa guerra nel cuore d’Europa con la ricerca del linguaggio più efficace per raggiungere lettrici e lettori su ogni piattaforma, dall’edizione cartacea al sito del Corriere, dagli audio per i podcast, ai video, agli interventi tivù mirati con un uso sempre consapevole dei social network.
- Silvia Sciorilli Borrelli (Financial Times). Silvia Sciorilli Borrelli pensa e lavora in due lingue, italiano e inglese. È cresciuta a Roma e a New York, dopo la scuola “Walter Tobagi”, ha lavorato per il Sole 24 Ore, CNBC, Politico Europe. Dall’aprile 2020, è corrispondente per il Financial Times a Milano, incarico ottenuto dopo una lunga selezione. Ama l’Italia, ma non teme di criticarla. Apprezza l’Unione Europea, e ne conosce i limiti. Le sue opinioni in tivù sono chiare, spesso taglienti, ma equilibrate: non ha amici e nemici a scatola chiusa, neppure in tempi di pandemia e di guerra.
- Luca Steinmann (Speciale Tg La 7 – La Repubblica – Limes). Come è successo per molti altri inviati della guerra d’Ucraina, pochi conoscevano fino al 24 febbraio Luca Steinmann: lui però aveva già seguito e raccontato i capitoli precedenti il conflitto, e particolarmente la situazione del Donbass. Proprio questa esperienza, nonostante la ancora giovane età, ha permesso a Steinmann di muoversi con capacità e intelligenza lungo il fronte più caldo dei combattimenti, facendo emergere la sua capacità di racconto e di analisi spassionata: una freddezza non arida al servizio del lettore e dello spettatore, lontana dall’enfasi e per questo più vicina alla realtà della guerra.
Il vincitore del Premiolino BMW SpecialMente, riconoscimento destinato a un giornalista, blogger o comunicatore che si sia distinto per la realizzazione di articoli o servizi sui temi connessi all’inclusione sociale, è:
- Fiamma Satta (“A spasso con te”, Geo – Rai 3). Fiamma Satta, romana, due figli, giornalista, prima vita tutta di corsa, seconda segnata dalla sclerosi multipla, si batte dal ‘93 contro tutti gli stereotipi alla radio, in tivù, sui giornali, sui suoi blog, nei suoi libri. Rifiuta il pietismo, rivendica la sua forza inesauribile a favore dei disabili: la coerenza, la tenacia, la fermezza contro gli “abilioni” (i furbetti consapevoli più stolti) e gli “abilioti” (incivili inconsapevoli) usando l’arma più spiazzante: l’ironia.
Il Premiolino è considerato uno tra i più antichi e prestigiosi premi in ambito giornalistico. Nacque con il sostegno degli industriali Piero e Giansandro Bassetti e per iniziativa di un gruppo di inviati milanesi, tra cui Vergani, Monelli, Barzini, Montanelli ed Enzo Biagi, che fu il primo presidente.
La Giuria del «Premiolino» di giornalismo è composta da: Chiara Beria di Argentine (presidente), Piero Colaprico (vicepresidente), Giulio Anselmi, Ferruccio de Bortoli, Milena Gabanelli, Massimo Gramellini, Enrico Gramigna, Enrico Mentana, Donata Righetti, Valeria Sacchi, Beppe Severgnini, Gian Antonio Stella, Carlo Verdelli e Roberto Olivi per BMW Italia.
Nell’Albo d’Oro, accanto a firme illustri come quelle di Sergio Zavoli, Giorgio Bocca, Camilla Cederna, Arturo Carlo Jemolo, Oriana Fallaci, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Alberto Ronchey, Indro Montanelli, Eugenio Scalfari, Leonardo Sciascia, Arrigo Levi, Mauro De Mauro, Lietta Tornabuoni, Natalia Aspesi e Guido Rossi, sono presenti anche i giornalisti di piccole redazioni di provincia premiati per la loro professionalità e la loro indipendenza. Il «Premiolino» è stato l’unico premio accettato dal cardinale Carlo Maria Martini, premiato nel 2010 per la sua rubrica sul Corriere della Sera.