Il lavoro agile va oltre l’emergenza Covid-19. Il Governo ha infatti spostato comunque al 30 giugno il termine dell’utilizzo di questo strumento. Il tema degli scenari futuri dello smart working è stato affrontato nel corso di un webinar moderato dal direttore dell’agenzia stampa DiRE, Nico Perrone, in cui ci si è chiesti cosa accadrà per chi vorrà ancora ricorrere al lavoro agile e cosa succederà a partire poi da luglio.
Secondo l’avvocato giuslavorista e managing partner di LabLaw, Francesco Rotondi, allo smart working è stata data una grande attenzione di carattere più mediatico che sostanziale perché il tutto è avvenuto nell’ambito della pandemia da Covid-19, momento storico delicatissimo. ‘In realtà- ha spiegato- non abbiamo vissuto il lavoro agile da un punto di vista normativo ma da un punto di vista sociale e, forse, imprenditoriale, perché a livello di organizzazione del lavoro delle imprese il lavoro agile non è assolutamente una novità’.
‘Al di là dell’impianto normativo- ha aggiunto- dovremo vedere se il modello organizzativo che ha avuto una accelerazione in questo periodo sarà un modello organizzativo che verrà conservato dalle imprese, che verrà edulcorato o che verrà invece abbandonato e vedremo se nel momento in cui le imprese dovessero decidere di agevolare e implementare questo modello avranno anche un adeguato sostegno normativo’.
“Nel corso del dibattito nessuno ha parlato di modello organizzativo- ha detto- perchè parlare di smart working senza immaginare l’esistenza di una smart company è una follia. Non stiamo parlando di smart working. Credo che in realtà questi modelli di cui abbiamo parlato sono il tentativo di sdoganare un concetto semplicissimo che non ha nulla a che vedere con lo smart working, si chiama flessibilità’.
Il direttore delle risorse umane di Avio, Stefano Bottaro, ha parlato di ‘esigenza enorme di smart working’, in particolare per le generazioni under 30 e under 35. ‘Per loro- ha dichiarato- la conciliazione vita-lavoro viene prima di tutto. Viene prima della tipologia di lavoro, prima delle prospettive di carriera. È necessario confrontarci con queste richieste, perchè tutte le dimissioni che ho, le ricevo nella fascia 0-3 anni o, massimo, 0-5 anni di seniority. Quindi, dobbiamo lavorare per capire come attrarre le persone e come trattenerle in azienda. Si deve passare dalla logica del ‘ti vedo qui e dunque produci’ al concetto di lavorare per obiettivi. Questa modifica culturale che devono fare i manager è fondamentale’.
L’onorevole Maria Pallini, della commissione Lavoro della Camera, si è invece soffermata sui punti cardine del Testo Unificato sul lavoro agile. ‘Abbiamo dato la maggiore importanza- ha sottolineato l’esponente del M5S- a quella che è la contrattazione collettiva nazionale, alla quale abbiamo demandato tutti i punti cardine su lavoro agile, quello che riguarda sia la responsabilità del lavoratore che del datore di lavoro o la parte che riguarda gli incentivi, il diritto alla disconnessione, che abbiamo introdotto in questo Testo Unificato poiché non presente nel precedente Testo. Ci siamo poi occupati di tutto quello che concerne le ferie, la malattia, i permessi premio e gli scatti di carriera, utilizzando il lavoro agile’.
‘Credo- ha concluso l’esponente del M5S- che lo smart working debba essere visto come forma di organizzazione, cosa che fino ad ora non è stato. Il lavoro che stiamo facendo, ed io come relatrice del provvedimento l’ho fatto in questi mesi, è stato ascoltare le parti sociali e gli imprenditori, i grandi manager, perché è soprattutto dalle aziende che si parte con questa nuova forma di organizzazione’.