Non è un paese per biciclette: mentre il governo taglia fondi per le ciclabili, i cittadini scendono in piazza per la sicurezza stradale.
Morti e feriti sulle strade, ma soltanto da una parte: ciclisti e pedoni pagano un tributo altissimo a un atteggiamento remissivo e inconcludente della politica, che non prende decisioni strategiche a tutto campo per contrastare la violenza stradale, mentre il giornalismo vede solo la responsabilità delle utenze deboli.
La rete di associazioni e di attivisti, tra cui Legambiente, scende in pazza per opporsi a una campagna costantemente denigratoria nei confronti delle utenze deboli della strada, un vero e proprio victim blaming.
Il succo dell’ennesimo episodio è in una lettera di Beppe Severgnini con risposta di Giangiacomo Schiavi, pubblicata il 29 novembre sul Corriere della Sera: incoscienti e pericolosi sono solo i cittadini in bicicletta, senza neanche un accenno al reale pericolo, creato da veicoli ben più pesanti e pericolosi di una bici. In altre parole, chi è vittima di incidenti in bicicletta se l’è andata a cercare, mentre chi infrange le regole su un veicolo pesante una tonnellata può stare tranquillo.
Oggi alle 19 i ciclisti realizzeranno un flash mob per chiedere una maggiore obiettività dei media sul tema della sicurezza stradale, durante un presidio davanti alla sede del Corriere della Sera.
Domani alle 15, continuano le azioni di #ProteggiMI: a Milano e in altre città italiane (Napoli, Genova e Lecce). Nel capoluogo lombardo i ciclisti proteggeranno lo spazio delle ciclabili con una catena umana. Le oltre quattrocento persone che il 10 novembre hanno protetto dalle intrusioni degli automobilisti la ciclabile di Viale Monza si ritroveranno in Corso Buenos Aires, altra ciclabile resa poco sicura di comportamenti scorretti degli automobilisti.
“Le regole vanno rispettate da parte di tutti gli utenti della strada,” afferma Federico Del Prete, presidente del circolo Legambici e responsabile regionale mobilità e spazio pubblico, “ma pochi vedono la sproporzione, purtroppo evidente nei dati sulla incidentalità, tra il pericolo causato dagli automobilisti, ben più presenti nello spazio pubblico dei ciclisti e ben più incoscienti, considerata la mole e la velocità dei veicoli che conducono. Basta con le generalizzazioni e le campagne denigratorie: per ottenere sicurezza per tutti gli utenti della strada devono intanto aumentare i controlli sui comportamenti scorretti degli automobilisti, primi tra tutti l’eccesso di velocità e la sosta abusiva.”
Legambiente, Kyoto Club e Fiab hanno da poco pubblicato il rapporto CleanCities “Non è un paese per bici”, dove si sottolinea l’inadeguatezza delle infrastrutture rispetto alla media europea, ma il governo ha appena tagliato €94 Mln. destinati alle ciclabili nelle città italiane.
“Un grave atto di incoscienza,” continua Del Prete. “Milano è una città fortunata, dove i chilometri ciclabili aumentano. Se però come altrove non sono presidiati il conto rischia di non tornare. Le ciclabili servono in uno scenario di traffico moderato, altrimenti sono alibi per una sicurezza precaria.
Devono salire i chilometri ciclabili, ma anche conseguentemente diminuire le automobili per abitante. Milano ha ancora 495 auto per mille abitanti, mentre Barcellona 360, Berlino 330, Londra 300, Copenhagen 290, Parigi 250. Dobbiamo fare di più per la sicurezza di tutti in uno spazio pubblico rinnovato.”